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Il Grande Fratello Zuckerberg

Ieri durante l’F8 Facebook ha presentato “Open Graph”. La spiegazione dettagliata di cosa sia e a cosa serva la trovate qui, condita da una robusta dose di retorica aziendale.

In estrema sintesi (ma ci sarà sicuramente modo e ragione di tornarci sopra molte altre volte) “Open Graph” estende la possibilità di assegnare i “like” di Facebook a tutti quei siti (potenzialmente un numero enorme) i cui amministratori vorranno dedicare i “10 minuti” necessari a implementare la nuova funzione.

L’uso di Open Graph ha due risvolti immediatamente individuabili: da un lato, consentirà all’utente di rilanciare sul social network creato da Zuckerberg – tipicamente nel suo newsfeed –  l’attività che svolge nel “mondo esterno”. Basterà un semplice gesto, un click sul bottone “Like”, e tutti i suoi “friend” sapranno che ha apprezzato qualcosa in giro per il web, ottenendo peraltro precise informazioni su cosa e dove sia l’oggetto delle sue attenzioni. Sembra banale, ma per alcuni questo è invece un fondamentale passo avanti nella costruzione del web semantico; passo che Google ha cercato di fare con Buzz, finora con scarso successo.

Lato aziende, Open Graph si prospetta invece come una vera miniera d’oro, in quanto consentirà a gestori dei siti di tracciare meglio i visitatori raccogliendo preziosi e puntuali dati demografici.

Un svolta epocale che non solo spiega perché da qualche tempo Zuckerberg vada in giro a ripetere il mantra “Privacy is no longer a social norm”, ma che solleva anche notevoli interrogativi rispetto alla salvaguardia della privacy degli utenti. Dice infatti Damon Cortesi (CTO di Untitled Startup) in un’intervista a Zdnet:

“All of this information might’ve already been visible to friends, but now I can go to the Open Graph API and simply enter a user name in order to pull basic information about the user […] What a lot of people may or may not realize is that they are going to give up some of their personal information by using these features […] This data can be scraped by almost anyone looking for more information.”

Cortesi ha centrato il problema: gli utenti sono in grado di gestire e – quando necessario – proteggere la loro privacy online?

Parliamone. Qui, su FriendFeed ma anche fuori dalla rete incontrandoci a Perugia. L’appuntamento è per sabato 24 alle 17, quando affronteremo questo e altri temi durante il panel  “Identità e reputazione nell’attuale contesto informativo“.