Time ha scelto il personaggio dell’anno: il popolo del web 2.0, protagonista del cambiamento nell’era dell’informazione partecipata. E mentre Massimo, caustico come sempre, stigmatizza questa scelta, l’Ansa conferma i miei peggiori timori: sulla copertina della prestigiosa rivista non c’è posto per noi italiani, inevitabilmente esclusi per cronica carenza di collegamenti internet.
UPDATE: vi segnalo il delizioso editoriale di Nora Ephron che, dalle pagine dell’Huffington Post, copre di sonore legnate Time magazine. Davvero non perdere.
Ho sentito recentemente una conferenza nella quale il relatore (un professore del Politecnico di Torino) parlava del distacco tra Italia e USA, relativamente all’uso delle nuove tecnologie, in termini di decine di anni.
Il divide infrastrutturale è sicuramente importante, ma credo che altrettanto lo sia quello culturale: in Italia sono in molti a non avere nessun rapporto con la rete e certo i media più tradizionali non ne incoraggiano l’utilizzo.
Prima forse di tirare altri cavi sarebbe meglio lavorare sull’impatto culturale di questo problema, facendo passare il messaggio di che opportunità sia la grande rete per tutti.
Ma spesso neanche i nostri governanti sembrano rendersene conto…
Ho sentito recentemente una conferenza nella quale il relatore (un professore del Politecnico di Torino) parlava del distacco tra Italia e USA, relativamente all’uso delle nuove tecnologie, in termini di decine di anni.
Il divide infrastrutturale è sicuramente importante, ma credo che altrettanto lo sia quello culturale: in Italia sono in molti a non avere nessun rapporto con la rete e certo i media più tradizionali non ne incoraggiano l’utilizzo.
Prima forse di tirare altri cavi sarebbe meglio lavorare sull’impatto culturale di questo problema, facendo passare il messaggio di che opportunità sia la grande rete per tutti.
Ma spesso neanche i nostri governanti sembrano rendersene conto…