
La lobby della major discografiche americane, rappresentata da SoundExchange, ha chiesto ed è sul punto di ottenere un congruo innalzamento delle “royalty fee for Internet radio operators” che, di fatto, costringerebbe alla chiusura valide iniziative come Pandora o Live365. Ora però, quando si trova ad un passo dalla vittoria schiacciante, SoundExchange tende inaspettatamente la mano agli avversari sconfitti:
“SoundExchange, the nonprofit group that collects the fees on behalf of hundreds of major and independent record companies, said on Tuesday that it would give “small” Webcasters the option of paying “below market” royalty rates on the songs they play–that is, by keeping the required royalty rates essentially the same as they are under a 2002 law called the Small Webcaster Settlement Act”.
La strategia mi sembra chiara: muovere guerra alle radio on line, assicurarsi il supporto delle istituzioni, arrivare ad un passo dalla vittoria schiacciante e, infine, tendere loro la mano con fare accomodante proponendo di lasciare tutto com’era già definito dallo Small Webcaster Settlement Act del 2002. Il tutto, ovviamente, aspettandosi come contropartita una resa senza condizioni. Un assedio degno di un manuale di strategia militare.