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Perché Silicon Valley vuol dire fiducia

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare il venture capitalist Greg Horowitt, ospite a Roma di Working Capital Accelerator.  Una illuminante chiacchierata durata più di un’ora a proposito di startup, Silicon Valley, fiducia e talento. Il risultato è un pezzo uscito ieri a pagina 3 su Nova24, ora disponibile anche sul sito de IlSole24ore. Ecco sia l’incipit sia il link al pezzo vero e proprio.

Buona lettura.

 

Il vero startupper, quello destinato al successo, è «profondamente ottimista e, allo stesso tempo, pieno di dubbi e capace di porre mille domande. Non dà per scontato che i tuoi consigli siano giusti, anzi ti sfida e cerca il confronto su tutto. E il bello è che questo non gli impedisce di svegliarsi ogni giorno convinto di poter cambiare il mondo». A parlare è Greg Horowitt, venture capitalist e docente dell’Università di San Diego, nonché co-autore del libro dal titolo «The Rainforest – The secret to building the next Silicon Valley». Un esperto nella selezione del talento, secondo il quale i neoimprenditori degni di attenzione sono caratterizzati da «una fantasia incredibile, da grandi adattabilità, tenacia e determinazione. Dici loro di no e continuano a tornare, perché credono in ciò che fanno».

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Media sociali e media tradizionali, due facce della stessa medaglia

“Oggi è diventato impossibile, e anacronistico, tracciare una linea netta di demarcazione tra media sociali e media tradizionali. Ormai sono tutt’uno.”

E’ questo, in sintesi uno dei passaggi chiave del rapporto “Five Digital Trends to Watch”, realizzato da Edelman Digital e anticipato in un post dal Senior VP Steve Rubel.

Molti gli spunti interessanti:

– La aziende (almeno negli States n.d.r.) hanno finalmente iniziato a comprendere l’importanza dei social media e a considerare, per esempio, i blogger un parte importante dell’ecosistema mediatico. I più illuminati li vedono addirittura come “cassa di risonanza” con l’aiuto del quale definire, e persino ri-definire, le strategie di comunicazioni.

– Oggi “all media is social and all social is media”. Molti PR tendono a trattare “ordinary citizens, traditional journalism and branded content” come isole separate l’una dall’altra e dimenticando che si tratta sempre di un unico “arcipelago”.

– Secondo Biving Group, nel 2008 il 58% dei giornali americani (sempre negli USA) ha veicolato attraverso i propri siti un qualche tipo di contenuto generato dagli utenti (nel 2007 la percentuale era del 24%).

Il mix include:

– user-generated photos: 58%
– user-generated video: 18%
– user-generated articles: 15%

Ancora, il 75 dei giornali (ovvero più del doppio rispetto al 2007) consente agli utenti di commentare propri articoli

– Facebook, Friendfeed e Twitter sono oggi a tutti gli effetti fonti essenziali di news ed informazioni per milioni di persone.

Appello Assoprovider al Comitato Tecnico Contro la Pirateria: “Dateci più tempo”

Sessanta giorni a partire da oggi per trovare una soluzione equa e condivisa al problema della pirateria digitale e multimediale sono troppo pochi.

Parola di Assoprovider che, insieme a numerosi rappresentanti del mondo della cultura digitale italiana, ha inviato una lettera aperta al coordinatore del Comitato Tecnico Mauro Masi in cui si chiede più tempo e maggiore collaborazione con tutte le parti in causa.

Dal comunicato stampa:

Mentre nel resto del mondo le major iniziano a fare marcia indietro sulla lotta indiscriminata al fenomeno della pirateria digitale e multimediale comprendendo la scarsa utilità di una simile strategia e cercando di rispondere in modo innovativo al bisogno di cultura che alimenta tale fenomeno, in Italia c’è il concreto rischio di violare i diritti fondamentali dei cittadini e di arrecare seri danni ad altre categorie pur di tutelare gli interessi di un ristretto gruppo e per giunta senza aver ascoltato il mondo della cultura digitale che tanto avrebbe da suggerire e chiudendo i lavori in fretta e furia in soli 60 giorni.

E’ straordinario constatare come per risolvere i problemi di alcuni ci si muova a tutta velocità mentre per tutelare le PMI delle TLC e liberarle da vessazioni borboniche quali i contributi amministrativi che impediscono la diffusione di infrastrutture e di servizi di telecomunicazioni a banda larga per gli ISP, quali il DM314 e il “patentino installatori” anacronistico e inapplicabile ai nostri giorni senza bloccare l’informatizzazione del paese, quali la necessità di avere 1 milione di euro di capitale sociale per poter essere gestore di Posta Elettronica Certificata, non si faccia nulla da anni nonostante le misure proposte possano incrementare le entrate dello Stato e vadano a correggere norme che sembrano avere la sola utilità di mantenere inalterate le posizioni di oligopolio conquistate. Misteri del liberismo italiano due pesi due misure.

Il testo integrale della lettera aperta è disponibile on line.

Nuvole nere si addensano sul futuro del nanopublishing statunitense

Nei mesi passati abbiano spesso dato conto della politica di taglio dei costi messa in atto nel network Gawker dal patron Nick Denton, praticamente l’inventore del nanopublishing.

Ora una fonte autorevole come ReadWriteWeb informa che anche Weblogs Inc, l’altro grande nanopublishing a stelle e strisce acquisito da AOL nel 2005, naviga in cattive acque.

Secondo Marshall Kirkpatrick, già blogger al soldo di Weblogs Inc ai tempi d’oro in cui il gruppo era guidato da Jason Calacanis,

“A source close to AOL has informed ReadWriteWeb that it will be shutting down and relaunching the Weblogs Inc. “Lifestyle Blogs” as online magazines”.

Se la notizia venisse confermata, si tratterebbe in pratica di una “riconversione” in “tradizionale” rivista online di un numero di blog pari a circa 1/4 dell’intero network. Un radicale ritorno al passato che, se confermato, oltre a riportare in primo piano gli annosi problemi di AOL metterebbe anche in discussione il futuro stesso del nanopublishing.

Per ora mancano le conferme e c’è solo la parola di Kirkpatrick, che tuttavia si dice sicuro delle informazioni in suo possesso.

AOL dal canto suo ha provveduto a smentire lo scenario descritto da ReadWriteWeb, spiegando anzi che

“We are so enthusiastic about the growth potential of our Living blogs that we need people to spend MORE time on them, and we are asking for more of a commitment from our lead bloggers than has been needed in the past so that we can provide consumers with more engaging and interactive experiences across our sites…”.

Scopriremo presto chi dei due dice la verità.

USA, il mercato dei videogames è immune alla crisi

Da mesi ormai è quasi impossibile parlare di qualsiasi settore commerciale senza usare parole come crisi, recessione, crollo dei ricavi.

Quasi impossibile, perché almeno un settore sembra cavarsela alla grande: secondo i dati resi noti da NPD Group, nel 2008 il videogame market statunitense (hardware e software) ha raggiunto un giro d’affari pari a 21 miliardi di dollari.

Da sole, le vendite del software sono cresciute del 23 per cento rispetto all’anno precendente, raggiungendo quota 11,7 miliardi e registrando il risultato migliore proprio nel mese di dicembre, quando diversi altri settori commerciali hanno invece registrato il calo di introiti più significativo.

Prima di chiudere, ecco gli altri numeri significativi emersi dal rapporto NPD:

Console game sales totalled USD 8.9 billion, based on 189 million units sold, while PC games accounted for USD 701 million from 29.1 million units, while portable titles sold 79.5 million units, hitting USD 2.1 billion.

The total number of games sold was just under 298 million units, with more than half of those rated at Everyone 10+. Teen titles accounted for 26.7 per cent of the market, while Mature games were just 15.9 per cent.

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Piano e-Gov2012: obiettivi vs mezzi

Per prima cosa vi invito caldamente a dare uno sguardo al piano e-Gov 2012 appena presentato dal ministro per la Pubblica Amministrazione e per l’Innovazione Renato Brunetta, consultabile sul sito del ministero. Se avete fretta, potete ricorrere all’agile management summury in formato PDF.

Qui mi limito a

1) riportare alcuni semplici (e disarmanti) dati che emergono dai documenti:

– in Italia solo il 17% delle famiglie usa internet
– mentre la media europea è del 32%
– nei grandi paesi europei il valore sale al 40%
– nei paesi del Nord Europa raggiunge il 60%

2) elencare diligentemente i quattro ambiti di intervento prioritari indicati nel piano:

settoriali, riferiti alle amministrazioni centrali dello Stato e alle Università: oltre 20 progetti
territoriali, riferiti sia alle regioni che ai capoluoghi: oltre 40 progetti
di sistema, mirati allo sviluppo di infrastrutture, come il Sistema pubblico di connettività, o di capacità, come i progetti per ridurre il digital divide e migliorare l’accessibilità dei servizi: 4 macroprogetti
internazionali, per mantenere un forte impegno sia nella rete europea delle infrastrutture, sia nella rete europea dell’innovazione e delle best practice.

3) a riportare, infine, la sintesi finanziaria che definisce l’attuale copertura del sopracitato, ambizioso piano e-Gov 2012:

(clicca sull’immagine di seguito per vedere l’ingrandimento)

sintesi finanziaria paino e-gov2012

Sarete d’accordo con me che qualcosa non torna.

Microsoft manda a casa 5mila persone

Una ventina di giorni fa circolavano voci secondo le quali Microsoft avrebbe mandato a casa ben 15mila persone su 90mila in forze all’azienda. Dopo varie smentite, da Redmond hanno infine fatto sapere che i “layoff” ci saranno, ma interesseranno “solo” 5mila unità.

Alcune cose da notare:

1) E’ la prima volta nella sua storia che Microsoft ricorre a licenziamenti per fronteggiare una crisi economica.

2) Come fa notare Elizabeth Montalbano, salute e prosperità dell’azienda sono ancora troppo dipendenti dal business incentrato sulla vendita di Windows nelle sue varie declinazioni, attualmente affossata dal calo di vendite dei pc registrato a livello planetario. Lo sforzo fatto finora a Redmond per diversificare le attività commerciali va nella direzione giusta, ma non è ancora abbastanza.

3) Parlando della crisi, Steve Ballmer ha fornito una quadro della situazione assai poco incoraggiante, esponendo la tesi che non ci sarà un rimbalzo e il settore non tornerà (almeno nel breve periodo) prospero come un tempo:

“As things go down, they reset. The economy shrinks and then it doesn’t rebound, it rebuilds from a lower base. We’re not expecting a bounce.”

4) Subito gli ha fatto eco il Ceo di Google Eric Schmidt, che pur presentando un altro trimestre chiuso dalla sua azienda ben al di sopra delle aspettative, ha nuovamente espresso preoccupazione per i mesi a venire. Non si è tuttavia parlato di licenziamenti.

5) I tagli al personale (1400 dei quali effettivi a partire da subito) verranno scaglionati nei prossimi 18 mesi, interessaranno tutte le divisioni di business e colpiranno soprattutto la sede di Seattle, dove lavora la maggior parte del personale Microsoft.

Il “blog” della Casa Bianca

La buona notizia è che la Casa Bianca ha un blog, The Briefing Room, inaugurato il giorno stesso dell’insediamento di Barak Obama quasi a voler sottolineare l’aria di rinnovamento (anche tecnologico) che tira a Washington.

La cattiva notizia è che il suddetto blog è una bella porcheria e subito induce ad augurarsi con forza un radicale “change we can believe in”.

Ora io comprendo ed apprezzo l’ansia dello staff di Obama di mostrare quanto contino i nuovi media per la nuova presidenza, ma credo sarebbe stato assai meglio aspettare un giorno in più e fare qualcosa di decente. In alternativa, era sufficiente evitare di chiamare “blog” una triste sotto pagina del sito Whitehouse.gov con dentro un paio di documenti ufficiali e il discorso d’insediamento.

L’unica cosa che ricorda lontanamente un blog, è la disposizione dei contenuti nella pagina (il più recente in alto e via via sotto gli altri), ma la lontana somiglianza cessa qui.

Niente grafica personalizzata che renda il blog immediatamente riconoscibile e, quindi, chiarisca da subito che la comunicazione attraverso di esso avviene secondo canoni e regole diverse da quella tradizionale. Niente firma sotto i post o presentazione dello staff che cura il progetto. Niente commenti o trackback. In fin dei conti niente post, se per post intendiamo un’unità di contenuto scritta e pensata per dialogare ed ingaggiare una conversazione.

Niente blog, insomma. Per puro miracolo è presente un feed RSS.

E poco serve a giustificare questi orrori la “giovinezza” dell’iniziativa. Il blog è una cosa seria. Se poi è veicolo di comunicazioni istituzionale, lo è ancora di più. Qui come altrove, improvvisare non è errore trascurabile ma peccato capitale.

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Soldi e tecnologia Microsoft in tre progetti pilota per la PA

Dematerializzare, digitalizzare, informatizzare. Tre parole magiche che ieri giornalisti e fotografi, stretti e accaldati nello studio di Renato Brunetta, hanno sentito ripetere più e più volte dal ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione.

L’occasione era la presentazione alla stampa di tre progetti pilota, avviati in agosto e realizzati con il contributo sia tecnologico che economico (al 100%) di Microsoft Italia.

Nei sei mesi che ci separano dalla scorsa estate, la Regione Friuli Venezia Giulia ha visto “sparire – inghiottiti dalla digitalizzazione – 1280 metri di scaffali cartacei”, assicurandosi – come ha spiegato il presidente Renzo Tondo – un risparmio per circa 500mila euro l’anno;

L’università Roma Tre è passata dalle tradizionali linee telefoniche fisse al Voip (anzi è stata “voipizzata” per usare le parole del ministro), e da febbraio ospiterà un Centro di competenza per il Voip che fornirà il know how per la futura applicazione di questa tecnologia nella Pubblica Amministrazione. Per la cronaca, i prossimi ad essere “voipizzati” dovrebbero essere l’università di Tor Vergata e La Sapienza.

Il terzo progetto realizzato da Microsoft puntava – sempre secondo la retorica brunettiana – alla creazione della “scuola del Futuro”. All’atto pratico è consistito nell’informatizzazione dell’Istituto Tenico Commerciale e per il Turismo Statale “M. Laporta” di Galatina (LE), la cui inaugurazione è prevista per il prossimo 31 gennaio.

La scuola è stata oggetto di un’iniezione di hardware e software che dobrebbe moltiplicare l’efficacia dell’insegnamento ma che, per il momento, ha dato soprattutto modo a Brunetta di interrogare implacabilmente il preside Angelo Rampino su numero e caratteristiche delle macchine installate nella scuola. La difficoltà con cui questi tentava di rispondere ribadisce – a mio avviso – la necessità di formare i docenti oltre che di creare le pur necessarie infrastrutture tecnologiche.

Era presente anche Pietro Scot Jovane, AD di Microsft Italia, che a fine incontro ha sottolineato la facilità con cui queste esperienze possono essere replicate altrove, grazie soprattutto alla “scelta di una piattaforma open source aperta (licenza shared source) e riutilizzabile in qualsiasi scenario senza restare dipendenti da noi”.

Insomma, una presentazione pittoresca ma interessante, organizzata con sapiente tempismo per introdurre ieri concetti ed esempi di buone pratiche che torneranno assai utili oggi, quando verrà presentato a Palazzo Chigi il programma E-Gov 2012 e Brunetta illustrerà quale percorso d’innovazione attende la Pubblica Amministrazione italiana.