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Il “blog” della Casa Bianca

La buona notizia è che la Casa Bianca ha un blog, The Briefing Room, inaugurato il giorno stesso dell’insediamento di Barak Obama quasi a voler sottolineare l’aria di rinnovamento (anche tecnologico) che tira a Washington.

La cattiva notizia è che il suddetto blog è una bella porcheria e subito induce ad augurarsi con forza un radicale “change we can believe in”.

Ora io comprendo ed apprezzo l’ansia dello staff di Obama di mostrare quanto contino i nuovi media per la nuova presidenza, ma credo sarebbe stato assai meglio aspettare un giorno in più e fare qualcosa di decente. In alternativa, era sufficiente evitare di chiamare “blog” una triste sotto pagina del sito Whitehouse.gov con dentro un paio di documenti ufficiali e il discorso d’insediamento.

L’unica cosa che ricorda lontanamente un blog, è la disposizione dei contenuti nella pagina (il più recente in alto e via via sotto gli altri), ma la lontana somiglianza cessa qui.

Niente grafica personalizzata che renda il blog immediatamente riconoscibile e, quindi, chiarisca da subito che la comunicazione attraverso di esso avviene secondo canoni e regole diverse da quella tradizionale. Niente firma sotto i post o presentazione dello staff che cura il progetto. Niente commenti o trackback. In fin dei conti niente post, se per post intendiamo un’unità di contenuto scritta e pensata per dialogare ed ingaggiare una conversazione.

Niente blog, insomma. Per puro miracolo è presente un feed RSS.

E poco serve a giustificare questi orrori la “giovinezza” dell’iniziativa. Il blog è una cosa seria. Se poi è veicolo di comunicazioni istituzionale, lo è ancora di più. Qui come altrove, improvvisare non è errore trascurabile ma peccato capitale.

Via

The Huffington Post, il blog da 100 milioni di $

The Huffington Post, strafamoso blog fondato nel 2005 da Arianna Huffington e Kenneth Lerer, ha appena incassato ben 25 milioni di dollari da Oak Investment Partners nel suo terzo round di raccolta fondi. Un colpo straordinario, specie considerando la crisi economica che infesta i mercati di tutto il pianeta.

E’ una cifra spaziale anche per un blog americano e che, stando ai calcoli di Silicon Alley Insider, rilancia fino a cento milioni di dollari il valore complessivo del seguitissimo blog dedicato a politica, entertainment, media e business.

Come questo sia stato possibile, lo spiega bene un inciso di Fred Harman, venture capitalist della Oak Investment partners:

“E’ in corso un inevitabile spostamento dall’offline verso l’online, con il pubblico che ricorre sempre più a Internet per ottenere ogni genere di informazioni, e questa ultima elezione ha dimostrato quanto potente e influente The Huffington Post possa essere. Sono inoltre convinto che – ha aggiunto Harman – dopo le elezioni, la percezione che gli inserzionisti avevano di questo blog sia cambiata fino a farne un sito d’informazione chiave nel panorama mainstream”.

Considerando lo stato dell’informazione in Italia, un altro titolo papabile per questo post potrebbe essere “cronache da Marte”.

Via The blog Herald

Convegno: Internet, blog e Sud

Oggi ha avuto ufficialmente inizio l’intensa settimana palermitana delle “Giornate dell’economia del Mezzogiorno”, prima edizione di un evento promosso nel capoluogo siciliano da Diste e Fondazione Curella.

I numeri forniti dagli organizzatori sembrano di tutto rispetto: sono infatti previsti ben 25 eventi tra convegni, seminari e tavole rotonde, distribuiti in 20 diversi siti della città di Palermo con oltre 100 relatori coinvolti.

Molti i temi che verranno affrontati fino all’8 novembre: i rapporti tra mafia ed economia, la crescita nelle aree emergenti, il ruolo del commercialista, il credito duale, il turismo, le politiche di coesione, la valorizzazione delle risorse umane, i rapporti tra Internet e l’economia, il mercato del lavoro nel Mezzogiorno, l’alta formazione, il federalismo fiscale, la crisi dei mercati finanziari.

Per quanto mi riguarda, mercoledì 5 novembre sarò a Palermo dove modererò una tavola rotonda dal significativo titolo “Internet, blog e Sud” (qui una brochure del convegno con tutte le informazioni del caso). Prenderanno parte all’incontro Roberto Chibbaro (Unimagazine), Tony Siino (Web Strategist), Biagio Semilia (Serverstudio), Salvatore Aranzulla (Blogger) e Mirko Pallera (Ninja Marketing).

Insieme proveremo a capire e a raccontare al pubblico, citando le esperienze dirette degli intervenuti, quali opportunità di business offra la Rete nel Mezzogiorno d’Italia.

Ci vediamo lì.

Ricerca: i blogger sono più credibili dei “compagni di social network”

Sempre più spesso si fa riferimento ai blogger, o meglio ad alcuni tra i blogger più seguiti qui in Italia come nel resto del mondo, usando il termine “influencers”. Una recente ricerca pubblicata da Jupiter Research sembra dimostrare che, almeno in alcuni casi, non si tratta solo di un vuoto termine mutuato al linguaggio del marketing.

Commissionato da BuzzLogic, lo studio sostiene infatti che i consumatori, quando si apprestano a fare acquisti e hanno la possibilità di scegliere tra i consigli degli “amici” che “frequentano” sui social network o i pareri dei blogger, in generale si rifanno più volentieri a quest’ultimi prima di investire il proprio denaro.

Dando un’occhiata ai numeri della ricerca, si capisce tuttavia che entrambe le “fonti d’informazione” non sono ancora così preponderanti: del campione di utenti oggetto della ricerca (il numero non è stato svelato), solo una porzione viene infatti classificata come “blog readers”, ovvero persone che leggono mediamente più di un blog al mese.

Di questa “minoranza”, solo il 15 per cento degli intervistati (che poi corrisponde al 5 per cento dell’intero campione) ha confermato di aver fatto affidamento su un blog per decidersi ad un acquisto nell’ultimo anno.

Se invece si analizzano i dati relativi a coloro che fanno ricorso alle cosiddette “social-network recommendations”, allora la percentuale scende al
10 per cento dei “blog readers”, ovvero il 4 per cento dell’intero campione in esame.

La “supremazia” dei blog intesi come opinion leader rispetto ai “compagni di social network” viene poi riconfermata e rafforzata quando si parla di advertising: il 25 per cento dei blog readers dice infatti di ritenere credibile quella veicolata dai blog, mentre solo il 19 per cento di loro crede a quella diffusa nei social networks.

In generale, l’impressione è che la percentuale dei “lettori di blog” presenti nel campione in esame sia ancora piuttosto bassa, e che quindi il loro “primato morale” sui “compagni di social network” sia tutto sommato una vittoria di Pirro.

Lande desolate: i blog (semi)abbandonati di Accenture

Ieri scrivevo di come le aziende dovrebbero usare i loro corporate blog per guidare, consigliare e rassicurare il loro stakeholder nell’ora buia della crisi.

Nel fare una ricognizione dei principali siti statunitensi mi ero imbattuto non in uno, ma in ben undici corporate blog pubblicati dalla Accenture. Vale la pena presentarveli, numeri alla mano:

Accenture’s Blog on Accelerating High Performance Business: l’ultimo post pubblicato risale al 7 luglio, quello immediatamente prima al 31 gennaio

Technology
Accenture’s Blog for Green IT: lanciato il 2 ottobre vanta ben due post pubblicati
Accenture Blog for Internal IT: un solo post, pubblicato il 5 settembre
Accenture Oracle Solutions Blog: l’ultimo post pubblicato porta la data del 17 agosto
Ed Gottsman Blog: l’ultimo post pubblicato porta la data del 12 settembre


Communications and Hi Tech

Convergence Insights: l’ultimo post pubblicato porta la data del 10 luglio
Trivergence Blog: l’ultimo post pubblicato risale all’11 luglio

Careers
Experienced Consultants Blog: ultimo post pubblicato il 21 luglio. Quello precedente risale al 20 maggio
Consulting Analyst Video Blog: l’ultimo post pubblicato porta la data del 18 settembre. Quello immediatamente precedente è datato 26 agosto. Sono due video accompagnati da un titolo
Graduate Careers in Consulting: l’ultimo post risale al 21 luglio
Graduate Careers in Outsourcing: l’ultimo post pubblicato risale al 2 ottobre. Un buon risultato anche considerando che il blog ostenta anche una mirabolante (rispetto agli altri) media di due post al mese

Sono numeri che parlano da soli: non resta che chiedersi perchè in Accenture insistano a farsi del male tenendo online questo scandalo e perché, non contenti, abbiano aggravato la situazione scegliendo una grafica pressoché identica per ogni blog.

Se ci finisci dentro (e può accadere solo per caso o sfortuna), non capisci in quale degli undici gioielli ti trovi finchè non ne leggi il titolo.
In ogni caso basta controllare la data dell’ultimo post e, perlomeno, si ha la sicurezza di essere in un blog Accenture.

Il blog di Stefano Venturi (AD Cisco), luci ed ombre di un debutto inatteso

Stefano Venturi, amministratore delegato di Cisco Italia, ha appena aperto un blog intitolato “Itinerando“. Nel suo primo (e finora unico) post pubblicato otto giorni fa tra le altre cose scrive:

Ho deciso di non aprire un blog nominale ma di essere ospitato all’interno della comunita’ di Nova100. Ho fatto questa scelta perche’, dal mio punto di vista, aprire un blog vuol dire entrare a far parte di una comunita’ nella quale confrontarsi, apprendere e crescere insieme. Per queste ragioni il fatto di entrare in Nova100 mi fa sentire piu’ a mio agio, accolto da amici con i quali conversare soprattutto del lato sociale ed umanistico delle tecnologie, piu’ che di quello puramente tecnologico.

E poi ancora:

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“A voi comunicare”, le idee di Gandhi in un blog Telecom

Lo scorso 1 settembre ha visto la luce, inatteso, un blog realizzato per conto di Telecom Italia. Si chiama a “A voi comunicare” e vuole essere uno spazio di confronto intorno ad un tema “sapido” come il dialogo e la convivenza tra i popoli.

Di certo ricorderete lo spot che aveva per protagonista il mahatma Gandhi e con il quale Telecom ci ha martellato per mesi nel lontano 2004. Vi sarete anche accorti che, dallo scorso agosto, l’ex incumbent ha riesumato quella campagna istituzionale, recuperando e restaurando un discorso che Gandhi ha pronunciato all’Inter-Asian Relations Conference di New Delhi nel lontano 1947.

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AviatorAZ, il blogger di Alitalia si arrende e chiude

Due giorni fa Repubblica scriveva un pezzo su AviatorAZ, pseudonimo con cui un anonimo steward dell’Alitalia firma da tre anni i post sul suo blog personale. (maggiori informazioni sono disponibili qui)

L’articolo metteva prima in grande risalto disservizi, guasti e difficoltà quotidianamente affrontate e documentate con tanto di foto dal blogger “volante”; poi “riorganizzava” abilmente tali testimonianze per costruire e sostenere una tesi semplice e chiara: i voli sulla nostra sventurata compagnia di bandiera non sono sicuri.

Subito è nato un botta e risposta tra il quotidiano e il blogger che, ritrovatosi suo malgrado famoso, ha preso la parola per difendere la propria azienda e smentire Repubblica: “Su quei voli ci salgo tutti i giorni anche io – ha risposto – e sono sicuri”.

Poi spiega: tutti i piccoli guai e contrattempi documentati sul blog non hanno mai compromesso la sicurezza in volo. Se sono stati raccontati online, è soprattutto per testimoniare i piccoli grandi gesti che ogni giorno il personale di una compagnia aerea deve compiere per tenere in piedi la baracca in tempo di crisi, vincendo mille piccole sfide quotidiane nel tentativo di offrire un servizio decente al cliente.

Parole che facevano veramente bene ad Alitalia e che, purtroppo, non ascolteremo più: lungi dal comprendere il senso dei post scritti da AviatorAZ e, sopratutto, bene imboccati dal “furbo” articolo di Repubblica, molti lettori (e tra loro anche vari dipendenti di AZ) hanno lasciato commenti inferociti a vari post sul blog dello steward, costringendolo infine a una più prudente ritirata strategica. Il blog ora è offline.

Peccato per la compagnia, che perde una voce critica ma leale e umana come mai ne aveva avute prima.

Peccato per Repubblica, che dimostra ancora una volta di non capire la blogosfera e – peggio ancora – di sapervi attingere solo per strumentalizzarne ai propri fini idee e contenuti. Nel caso specifico, per dare adosso ad Alitalia e, indirettamente, a quella parte politica che ancora nulla ha fatto per salvarla nonostante altisonanti promesse elettorali.

Peccato infine per AviatorAZ, che ha voluto gentilmente consegnare ai commenti di blogs4biz le sue amare parole di commiato dalla blogosfera:

“Grazie per la chiave di lettura che è stata data di quello che era il blog – scrive lo steward riferendosi al mio post di ieri – purtroppo ben pochi l’hanno vista così: la stragrande maggioranza s’è indignata invece per quello che è stato fatto vedere, fermandosi in modo miope alla semplice superficie, non capendone il senso.
Il rammarico è forte, per l’eco suscitata, per l’occasione persa a mio modo di vedere per migliorare le cose, non per renderle ancora più difficili per chi lavora in questa Azienda.
Come dice giustamente il sig. Rosati, tutto quello che si vede è assolutamente compatibile e in regola con le misure e dettàmi di sicurezza internazionali; i controlli sono incrociati e serrati. E pur volendo, non ho mai trovato qualcosa che non fosse compatibile [con gli standard di sicurezza n.d.r.]: se un aereo non è in assoluta sicurezza, resta a terra, si scende, e il coordinamento ce ne assegna un altro.
Un paragone, forse stupido: quanti di noi si mettono al volante della propria auto con “cognizione di causa”? Quanti fanno i controlli dell’olio, dell’acqua, delle gomme, dei fari e delle frecce, della chiusura delle portiere, della distribuzione di un eventuale carico a bordo, del liquido dei tergicristalli, ad ogni singolo spostamento? Immagino pochissime e rarissime mosche bianche.. bene in Alitalia questi controlli, con i dovuti paragoni, si fanno per ogni singolo volo di ogni singolo aereo in ogni singolo giorno dell’anno… e non li fa una sola persona”.

A chi poi lo accusa di aver chiuso il blog perché ha la “coscienza sporca”, AviatorAZ risponde:

“Coscienza sporca di cosa? la mia o quella di chi è responsabile degli sfaceli? e i provvedimenti nei confronti di chi dovrebbero essere presi? di chi ha consentito lo sfascio negli anni o di chi racconta cosa capita a bordo? non è spavento, o paura, ma la voglia di non continuare a porgere il fianco a questo tipo di interpretazione strumentale, questo è quello che non voglio”.

Facile immaginare che l’eco destata dall’articolo di Repubblica abbia scatenato un’immediata “caccia alle streghe” nella compagnia volta a smascherare “l’orribile delatore”, la “serpe in seno”.

Ecco: se davvero doveste trovarlo, allora dovreste dargli una promozione, un aumento, un pc e una connessione in Rete.

Ci guadagneremmo tutti.

AviatorAZ blog, lo voce non convenzionale di Alitalia

Come molti sanno, la nostra compagnia aerea è “nelle peste”. Da anni agonizza sull’orlo della bancarotta, salvata a più riprese da interventi governativi spesso contestati dalla concorrenza e alla stessa UE.

Faccio questa premessa perché sono almeno tre d’anni che, ogni volta che ho bisogno di spiegare il corporate blogging ricorrerendo ad un paradosso, sono solito dire che farei fare un blog persino all’Alitalia.

Non è uno scherzo:

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