AviatorAZ blog, lo voce non convenzionale di Alitalia

Come molti sanno, la nostra compagnia aerea è “nelle peste”. Da anni agonizza sull’orlo della bancarotta, salvata a più riprese da interventi governativi spesso contestati dalla concorrenza e alla stessa UE.

Faccio questa premessa perché sono almeno tre d’anni che, ogni volta che ho bisogno di spiegare il corporate blogging ricorrerendo ad un paradosso, sono solito dire che farei fare un blog persino all’Alitalia.

Non è uno scherzo:

lo scopo del corporate blogging (e più in generale degli strumenti web2.0 applicati alla comunicazione aziendale) non è essere “trendy” scimmiottando il nuovo modo di trovarsi on line dei clienti reali o prospect. Un blog è uno strumento per dare voce (e volto) alle persone dentro l’azienda, far emergere personalità e professionalità, dare (o restituire) un volto umano a un brand, rispondere a viso aperto in caso di crisi.

Un megafono digitale, insomma, che l’azienda dovrebbe essere così intelligente da mettere nelle mani di coloro, tra i suoi dipendenti, che ne esprimono l’eccellenza, che posseggono capacità, competenze e passione tali da giustificarne la superiorità sul mercato.

Nel caso di Alitalia la mia idea era, molto semplicemente, di far fare un blog alla divisione specializzata nella manutenzione degli aerei. Questa, infatti, era fino a ieri (non dispongo di notizie aggiornate e mi riferisco al periodo in cui lavoravo alla comunicazione interna di AZ) il vanto della nostra compagnia, tanto che diverse concorrenti europee venivano da noi per farsi sistemare al meglio i loro aerei. Una realtà vincente nascosta dietro un mare di sprechi e disservizi, cui ritenevo, e ritengo, sarebbe il caso di dare voce.

Ora la cronaca mi dà il destro di approfondire la questione: un anonimo steward Alitalia, nome in codice AviatorAz, è balzato agli onori delle cronache e finito su Repubblica.it per aver aperto un blog dove, con foto e cronache dettagliate dei suoi viaggi, racconta tutte le criticità della compagnia di bandiera.

Ora la cosa notevole è che, lungi dal limitarsi a “sparare sulla Croce Rossa”, il 37enne dipendente Alitalia sta facendo del bene alla sua azienda. Come? Mostrando alla gente che dietro proclami politici, scioperi selvaggi, titoli a sensazione su sprechi e mala-amministrazione, ci sono persone che lavorano tutti i giorni facendosi in quattro per gestire la crisi, per portare a casa il risultato, per restituire dignità e integrità al brand che rappresentano.

In più (e forse questo è il servizio più prezioso), pur ebbro dell’improvvisa popolarità data dall’articolo su Repubblica.it, AviatorAZ non manca di “bacchettare” il quotidiano che, prendendo a prestito le sue parole pubblicate in un post, mette in discussione la sicurezza dei voli:

“ma rileggendo l’articolo, con un po’ di malizia, vedo che il primo appunto riguarda la “presunta” sicurezza… beh, finchè si tratta di lavare posate o risistemare coperture del wc scardinate da popò di pietra, ci facciamo una risata, amara, ma ce la facciamo, e rimettiamo a posto;
ma la sicurezza di tutti, me compreso, a bordo degli aerei Alitalia non è mai messa in gioco; se non si è più che in regola con norme e dettami, non si parte, non se ne parla proprio. E non lo dico io, ci sono tecnici qualificati, piloti attenti e perchè no, anche assistenti con occhi e orecchie aperti non solo alle esigenze dei passeggeri.”

Come un novello Robert Scoble, l’ingegnere-blogger della Microsoft che suo malgrado aveva finito col rappresentare il volto umano e credibile della sua azienda, il signor AviatorAZ prende le difese di Alitalia, confuta giudizi affrettati e garantisce in prima persona le proprie affermazioni. Ci dice “i voli sono sicuri” e sappiamo che, se non lo fossero, a rischio ci sarebbe anche e soprattutto la sua vita.

Non c’è strategia di marketing, campagnia di PR o incantesimo di magia nera capace di comunicare un messaggio altrettanto breve, chiaro e forte.

Questo, volontario o involontario che sia, è il vero “corporate blogging” di cui si scrive e riscrive da 4 anni su questo blog.

Tutto il resto è fuffa.

UPDATE: Aviatoraz ha chiuso il suo blog e spiegato nei commenti di Blogs4biz le sue ragioni. Tutti i dettagli qui

10 pensieri su “AviatorAZ blog, lo voce non convenzionale di Alitalia

  1. claudio rosati

    caro collega, ho osservato con curiositá e dispiacere le tue foto sulle condizioni operative di AZ. Sono in effetti immagini che possono dare un’idea al comune viaggiatore che AZ sia una delle peggiori. Avendo lavorato 30 anni in questo campo posso assicurarti che in tutto quello che hai mostrato non c’é un solo “NO-GO” item, pertanto nessun pericolo per il volo, od i passeggeri. Inoltre puoi star sicuro che le compagnie per cui ho lavorato sono anche peggio. Tra loro, British, KLM, Virgin Expss e la peggiore la Kenya Airways. Non puntiamo il dito se conosciamo solo una realtá . All’AZ possiamo contestare molte cose, prima su tutte la dirigenza e la pessima amministrazione dei soldi…ma certo non la manutenzione degli aeromobili. Devi trovare qualcosa di piú grave se proprio vuoi dargli addosso! Ti dó una dritta, guarda quanti giorni quei “Technical defects” stanno sull’ADD (Logbook per chi legge)legalmente non possostarci per piú di 10 giorni….alla Kenya Airways ci rimangono per mesi! Se ti meravigli di quello che ci hai fatto vedere, forse ancora non sei in questo campo da molto tempo…..ciao

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  2. Lorenzo

    CENSURA CENSURA CENSURA.
    Dopo aver addomesticato radio, tv, giornali, non potendo addomesticare internet … chiudono i siti o minacciano chi li gestisce.
    Ci aspettano tempi bui.

    Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.

    Un giorno vennero a prendermi e non c’era rimasto nessuno a protestare.

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  3. giovanna

    Peccato, peccato davvero per l’Alitalia.
    Mi chiedo se i dirigenti che hanno costretto il dipendente a chiudere il blog, lo abbiano un po’ letto prima. Nelle sue pagine avrebbero trovato foto in cui si dimostrava che sono i passeggeri molto spesso a rendere invivibili gli aerei, c’erano aneddoti di bordo, racconti di viaggi.
    Insomma si guardava al bicchiere mezzo pieno: ai lavoratori Alitalia che, faticosamente, cercano ogni santo giorno di mandare avanti la baracca.
    E invece no, accecati da ignoranza e ottusità, hanno fatto chiudere questo spaccato di verità.

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  4. AviatorAZ

    Grazie per la chiave di lettura che è stata data di quello che era il blog, purtroppo ben pochi l’hanno vista così, la stragrande maggioranza s’è indignata invece per quello che ne è stato fatto vedere, fermandosi in modo miope alla semplice superficie, non capendone il senso.
    Il rammarico è forte, per l’eco suscitata, per l’occasione persa a mio modo di vedere per migliorare le cose, non per renderle ancora più difficili per chi lavora in questa Azienda.
    Come dice giustamente il sig. Rosati, tutto quello che si vede è assolutamente compatibile e in regola con le misure e dettàmi di sicurezza internazionali; i controlli sono incorciati e serrati. E pur volendo, non ho mai trovato qualcosa che non fosse compatibile: se un aereo non è in assoluta sicurezza, resta a terra, si scende, e il coordinamento ce ne assegna un altro. Un paragone, forse stupido: quanti di noi si mettono al volante della propria auto con “cognizione di causa”? Quanti fanno i controlli dell’olio, dell’acqua, delle gomme, dei fari e delle frecce, della chiusura delle portiere, della distribuzione di un eventuale carico a bordo, del liquido dei tergicristalli, ad ogni singolo spostamento? Immagino pochissime e rarissime mosche bianche.. bene in Alitalia questi controlli, con i dovuti paragoni, si fanno per ogni singolo volo di ogni singolo aereo in ogni singolo giorno dell’anno… e non li fa una sola persona.

    @ ilpasta: coscienza sporca di cosa? la mia o quella di chi è responsabile degli sfaceli? e i provvedimenti nei confronti di chi dovrebbero essere presi? di chi ha consentito lo sfascio negli anni o di chi racconta cosa capita a bordo? non è spavento, o paura, ma la voglia di non continuare a porgere il fianco a questo tipo di interpretazione, strumentale, questo è quello che non voglio.

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  5. patrizia

    Aviatoraz….la unica lucha que se pierde es la que se abandona..la unica battaglia che si perde…è quella che si abbandona….avrai le tue ragioni ti comprendo delle volte combattere ccntro mulini al vento ti fa perdere la forza….ma la parola resta e migliaia di occhi la leggono e migliaia di coscienze si scuotono…

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