Il tweet che vedete qui sotto, preceduto da pochi altri più o meno dello stesso tenore, potrebbe essere costato il posto a Joe Marini, fino all’altro ieri “principal program manager for the Windows Phone web platform”.
Non ci sono conferme ufficiali, ma se si mettono assieme il repentino abbandono del manager, i suoi tweet in cui rivelava anzitempo alcune informazioni riservate su un prototipo di Nokia Windows Phone e le social media and blogging policy di Microsoft, si fa presto a fare due più due.
In più ci sono le fonti di Geekwire:
But the back story, as we understand it from people inside the company, is that Marini resigned after learning that he would be let go for improper use of social media and disclosure of confidential information.
Se poi si leggono con attenzione gli incauti messaggi di Marini, l’impressione è che il manager stesse correttamente lavorando a creare hype su Twitter, ma sia purtroppo inciampato in un eccesso di sincerità. In particolare quando ha scritto che – in una scala da 1 a 10 – il nuovo prototipo di smartphone meritava un “8”.
Manco a dirlo, subito un utente gli ha chiesto perché non un “9 o un 10”, al che Marini ha risposto come vedete nell’immagine qui sopra. Non è dunque impossibile che il suo (fin troppo corretto) approccio alla comunicazione sui social abbia indispettito qualcuno nelle sfere alte, che di conseguenze potrebbe averne “chiesto la testa”.
Ovviamente le mie sono solo speculazioni: resta tuttavia quello che sembrano confermare i fatti e le testimonianze, e cioè che ancora oggi, pur in presenza di puntuali e circostanziate social media policy e dopo molte esperienze simili, un tweet può costare il proprio posto di lavoro.
Anche a un manager.