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Web3days – Quando l’azienda incontra i social media

Oggi pomeriggio – complice Sergio Maistrello – sarò a Pordenone, ospite di Unindustria, per intervenire durante l’ultima delle tre giornate di formazione previste nell’ambito dell’iniziativa Web3days.

In poche parole, si tratta di una serie di incontri formativi (Day 1, per capire; Day 2, per approfondire; Day 3, per utilizzare) indirizzati agli operatori economici del territorio e realizzati con l’obiettivo di “avvicinare le aziende al tema dei social media e preparare il lancio di un nuovo social network di Unindustria” (i video delle prime due giornate sono disponibili qui).

Il mio contributo consisterà in circa 40 minuti di presentazione con diversi casi studio che raccontano come la nuova rete abbia cambiato il rapporto tra aziende e clienti. Ma anche e soprattutto come qualsiasi azienda, indipendentemente dal settore in cui opera, possa creare valore importando tecnologie e mutuando pratiche dal cosiddetto web2.0.

Nel caso, ci vediamo presso la sede di Unindustria Pordenone a partire dalle 17.30.

E voi? Ascoltate i social media?

Oggi a partire dalle 11.30 Gianandrea Facchini di Buzzdetector ha organizzato a Roma un evento dedicato al Social Media Listening (partecipazione su invito) diviso in due parti.

Nella prima avrò il piacere di conversare a tu per tu con Marshall Sponder “independent Web Analytics and SEO/SEM specialist working in the field of market research, social media, networking and PR” nonché autore del blog WebMetricsGuru e del bel libro Social Media Analytics.

Nella seconda parte dell’evento modererò invece un panel intitolato “L’ascolto della rete, aspettative e applicazioni” cui prendono parte Manuela Kron, Nestlè Corporate Affairs Director, Marco Muraglia, Starcom Italy CEO, Patrizia Iantorno, Social CRM manager – MSC Crociere, Stefano Mizzella, Social Media Strategist per Openknowledge e Antonio Pavolini, Senior Analyst, Media Industry at Telecom Italia.

Ci sarà da divertirsi.

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Il manager europeo ama (e teme) Twitter

Apprendo or ora da Brand Republic che:

The use of Twitter has increased from 31% to 61% among Europe’s top business leaders, while 15% now have an iPad, according to research by CNBC.

Ma anche che:

The growing impact of social media was evidenced by 61% of respondents who said they believed social media was changing the way they did business – up from only a quarter in 2010.

E infine che:

However, despite the increasing take-up of Twitter, business leaders admitted they feared being unable to keep up with the latest technological innovations.

Ora, date queste premesse, il candidato scelga tra le seguenti opzioni il commento a suo avviso più calzante:

a) Meglio tardi che mai!

b) “Pronto, buongiorno, è la sveglia…”

c) Ma paura di che?

d) Ok, vi siete accorti dell’esistenza dei social media (o almeno di uno tra loro): ora però che ne dite di imparare davvero ad usarli, di comprenderne il valore, quindi di riconoscere e fare vostro il profondo cambiamento nelle relazioni tra aziende e consumer che essi hanno determinato e stanno determinando e – infine – di prendere le decisioni che contano alla luce di questa nuova, sfavillante consapevolezza?

e) (risposta aperta)

Per approfondire:

– CNBC: “Business Leaders Fear Being Out Of Step With Technology Says CNBC Research

L’ultima fatica di Nielsen – State of the Media: The Social Media Report

State of the Media: The Social Media Report è il nome dell’ultimo lavoro targato Nielsen, fresco di pubblicazione e focalizzato sul mercato americano. Se disponete di sufficiente tempo e motivazione, potete consultare qui la versione completa del report.

Se invece avete fretta ma non volete perdervi il meglio, allora date un’occhiata agli highlights qui sotto:

1) I blog non sono morti: Social networks and blogs continue to dominate Americans’ time online, now accounting for nearly a quarter of total time spent on the Internet

2) Gli americani sono pazzi per Facebook: At over 53 billion total minutes during May 2011, Americans spend more time on Facebook than they do on any other website

3) In molti lo credevano morto e invece va alla grande: Tumblr is an emerging player in social media, nearly tripling its audience from a year ago

4) Davanti al pc non c’è (quasi) più nessuno: Nearly 40 percent of social media users access social media content from their mobile phone

5) Immigrati digitali vs nativi digitali = 1-0: Internet users over the age of 55 are driving the growth of social networking through the Mobile Internet

6)  Nella Grande Mela lo shopping è digital: 70 percent of active online adult social networkers shop online, 12 percent more likely than the average adult Internet user

7) Quando si parla di social networks, tutto il mondo è paese: Across a selection of 10 global markets, social networks and blogs are the top online destination in each country, accounting for the majority of time spent online and reaching at least 60 percent of active Internet users

Aziende e social media: una notizia buona e una (molto) cattiva

sadnessMi è appena arrivato un comunicato stampa di HSM Italia nel quale si riportano interessanti dati sull’utilizzo dei social media da parte delle aziende. Mi congratulo con chi l’ha scritto perché è così ben fatto da riassumere perfettamente i due elementi di reale interesse già nel titolo e nell’occhiello.

Nel titolo, la buona notizia:

Social media: il 50% delle imprese li utilizza come strumenti di comunicazione aziendale

Nell’occhiello, invece, tutto il senso della miopia imprenditoriale che ancora caratterizza la maggior parte delle aziende alle prese con il web2.0:

“Social media riconosciuti nuovi e potenti canali di passaparola per oltre il 70% dei manager italiani, ma gli investimenti equivalgono all’1% dei budget di comunicazione e advertising”

E poi ancora nel testo del cs:

“Il budget investito per attività sui social network corrisponde per il 40% degli intervistati a meno di 1.000 euro al mese, attività che per la grande maggioranza 82% viene svolta dalla divisione comunicazione e PR”.

Siamo insomma di fronte alla solita, snervante contraddizione in termini, dove prima si asserisce che qualcosa (i social media) sono riconosciuti come “potenti canali di passaparola” e, subito dopo, si precisa che nessuno ci investe un soldo, o soli pochi spiccioli.

Le solite nozze con i fichi secchi in un contesto dove invece di risorse – umane e tecnologiche – ne servono sempre di più. Dove la comunicazione è granulare, uno a uno, costruita un passo dopo l’altro, un confronto dopo l’altro, intorno a contenuti e idee di valore che non possono essere acquistate all’ingrosso o a prezzi d’occasione. Dove è folle pensare di riciclare a costo zero iniziative sviluppate per altri canali con logiche diverse, letteralmente in un altro mondo.

Mi spiace, ma finché si crederà possibile fare “Storytelling con i fichi secchi”, non andremo da nessuna parte.

Photo: juanpg

Gary Vaynerchuk about social media engagement: “Italy’s a big question mark”

gary_vaynerchuckGary Vaynerchuck is pure Energy. When you hear him speaking and rocking on the stage of LeWeb, you really start believing that everything is possible, that a real and deep change in the relationship among people and companies through social media is taking place right now.

That there is light, so to say, at the end of the “corporate communication tunnel”.

I had the chance to ask him some questions while he was giving his talk:

and then again at end of it during a short audio interview.

[display_podcast]

He told me that:

– not every company should engage with social media;
– There is light at the end of the tunnel but it’s going to take time to reach it;
– Virtual currency is going to be the next big trend;
– The most important site in the Internet right now is search.twitter.com, because when you use it you can see the communications, so its ok for you to reach out and engage with the people out there;
– The ROI of your mother can’t be measurable (couldn’t help to ask it him again ;-))

and last but not least that:

Italy is a shocking country. More surprising even than China. A big question mark under lack of acceptance of this technology and this movement. Italy is a tough one, where something in culture is really pushing back an where the only way to break through is not being apologetic and push, push push.

Social Media in the UK – 2010

Premessa
Il video realizzato da Simply Zesty, Pr e social media firm britannica,  è una “marchetta intelligente” con cui l’azienda presenta dati attendibili e interessanti senza perdere l’occasione di pubblicizzare se stessa e i propri servizi. Fossero così tutti gli “spot”, saremmo tutti un po’ più informati e consapevoli.

I dati
Nel filmato vengono forniti rapidamente alcuni dati sullo stato di Internet e dei social media in Gran Bretagna. Dati che dovrebbero far riflettere non poco noi poveri italiani e chi ci governa su cosa vogliano dire veramente parole come “Internet”, “banda larga” e “innovazione” quando sono pronunciate assieme, nella stessa frase. Vediamone alcuni insieme, come assaggio:

– L’85% della popolazione britannica è online (in totale si contano circa 61 milioni di sudditi di sua maestà)

– Della popolazione online, il 25% ha un blog mentre il 60% ne legge regolarmente

– Il 78% degli utenti internet britannici naviga in rete alla ricerca di informazioni su beni e servizi a acquistare. Di questi:

  • – il 33% ascolta i “suggerimenti” dei banner;
  • – il 70 per cento dice di aver fiducia nelle “online recommendations” ricevute da altri utenti che non conosce;
  • – il 90% cento dice di aver fiducia nelle “online recommendations” ricevute online da altri utenti che non conosce.

Il resto lo trovate nel video.

E se dopo averlo visto resta anche a voi l’amaro in bocca, fate uno sforzo e raccontate qui sotto perché.

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Un anno di social media in pillole

“2009 in Social Media” è un video godibile che riepiloga a suon di vignette molti degli avvenimenti che hanno animato i media sociali nell’anno che sta per chiudersi.

La sequenza, realizzata da Rob Cottingham di Social Signal, si apre con l’elezione del primo presidente degli Stati Uniti “social media savy” e procede raccontando con pungente ironia fatti come la violazione di molti VIP account su Twitter, il sorpasso di Facebook ai danni di MySpace, la comparsa di Google Latitude e Google Wave, o ancora la chiusura di Geocities, lo scandalo Domino’s Pizza e l’uso di Twitter come megafono della protesta in Iran.

Uno sguardo critico e divertito sul 2009 che, pur senza voler essere esaustivo (non si parla ad esempio dell’enorme eco avuta dalla morte di Michael Jackson), si propone come un promemoria da consultare riflettendo e sorridendo mentre ci prepara ad affrontare un 2010 ormai alle porte.

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Media sociali e media tradizionali, due facce della stessa medaglia

“Oggi è diventato impossibile, e anacronistico, tracciare una linea netta di demarcazione tra media sociali e media tradizionali. Ormai sono tutt’uno.”

E’ questo, in sintesi uno dei passaggi chiave del rapporto “Five Digital Trends to Watch”, realizzato da Edelman Digital e anticipato in un post dal Senior VP Steve Rubel.

Molti gli spunti interessanti:

– La aziende (almeno negli States n.d.r.) hanno finalmente iniziato a comprendere l’importanza dei social media e a considerare, per esempio, i blogger un parte importante dell’ecosistema mediatico. I più illuminati li vedono addirittura come “cassa di risonanza” con l’aiuto del quale definire, e persino ri-definire, le strategie di comunicazioni.

– Oggi “all media is social and all social is media”. Molti PR tendono a trattare “ordinary citizens, traditional journalism and branded content” come isole separate l’una dall’altra e dimenticando che si tratta sempre di un unico “arcipelago”.

– Secondo Biving Group, nel 2008 il 58% dei giornali americani (sempre negli USA) ha veicolato attraverso i propri siti un qualche tipo di contenuto generato dagli utenti (nel 2007 la percentuale era del 24%).

Il mix include:

– user-generated photos: 58%
– user-generated video: 18%
– user-generated articles: 15%

Ancora, il 75 dei giornali (ovvero più del doppio rispetto al 2007) consente agli utenti di commentare propri articoli

– Facebook, Friendfeed e Twitter sono oggi a tutti gli effetti fonti essenziali di news ed informazioni per milioni di persone.