Aziende e social media: una notizia buona e una (molto) cattiva

sadnessMi è appena arrivato un comunicato stampa di HSM Italia nel quale si riportano interessanti dati sull’utilizzo dei social media da parte delle aziende. Mi congratulo con chi l’ha scritto perché è così ben fatto da riassumere perfettamente i due elementi di reale interesse già nel titolo e nell’occhiello.

Nel titolo, la buona notizia:

Social media: il 50% delle imprese li utilizza come strumenti di comunicazione aziendale

Nell’occhiello, invece, tutto il senso della miopia imprenditoriale che ancora caratterizza la maggior parte delle aziende alle prese con il web2.0:

“Social media riconosciuti nuovi e potenti canali di passaparola per oltre il 70% dei manager italiani, ma gli investimenti equivalgono all’1% dei budget di comunicazione e advertising”

E poi ancora nel testo del cs:

“Il budget investito per attività sui social network corrisponde per il 40% degli intervistati a meno di 1.000 euro al mese, attività che per la grande maggioranza 82% viene svolta dalla divisione comunicazione e PR”.

Siamo insomma di fronte alla solita, snervante contraddizione in termini, dove prima si asserisce che qualcosa (i social media) sono riconosciuti come “potenti canali di passaparola” e, subito dopo, si precisa che nessuno ci investe un soldo, o soli pochi spiccioli.

Le solite nozze con i fichi secchi in un contesto dove invece di risorse – umane e tecnologiche – ne servono sempre di più. Dove la comunicazione è granulare, uno a uno, costruita un passo dopo l’altro, un confronto dopo l’altro, intorno a contenuti e idee di valore che non possono essere acquistate all’ingrosso o a prezzi d’occasione. Dove è folle pensare di riciclare a costo zero iniziative sviluppate per altri canali con logiche diverse, letteralmente in un altro mondo.

Mi spiace, ma finché si crederà possibile fare “Storytelling con i fichi secchi”, non andremo da nessuna parte.

Photo: juanpg

21 pensieri su “Aziende e social media: una notizia buona e una (molto) cattiva

  1. Roberto Marsicano

    c’è però un problema che non viene evidenziato: da quello che sento in girto le aziende non trovano persone veramente esperte di SN e questo perchè la formazione necessaria a padroneggiare i SN non è la classica dei comunicatori, nè quella dei pubblicitari e men che mai quella degli informatici.
    Occorrono persone con conoscenze (e buone letture) su quali siano gli strumenti statistici, antropologici, sociali per manovrare in questo nuovo mondo e la prova è la richiesta fatta anche ad alcune associazioni di settori collegti alla comunicazione di avere indicazioni, corsi e segnalazione di personale da impiegare sul tema.

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  2. Alessio Jacona Autore articolo

    Roberto hai ragione, questa è sicuramente parte del problema. E anche la conferma che, tra gli investimenti che le aziende dovrebbero fare vi sono anche quelli nella formazione, magari di concerto con le università.

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  3. Valentina Cinelli

    I social network stanno pagando il rifiuto delle aziende a investire in comunicazione: un rifiuto frutto degli investimenti miliardari in advertising degli anni ’90/2000
    Orami tutta la comunicazione si fa con i “fichi secchi”.

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  4. Daniele Buzzurro

    Concordo con te Alessio e con Valentina, con in più un’altro concetto: non solo c’è penuria di personale preparato, ma c’è una fascia di soggetti che “tappano” il Mercato facendo pagare dei costi esorbitanti lavori che chiunque altro – a parità di qualità – farebbe pagare circa 1/3 del prezzo di questi.
    E’ ora che tutti quanti si inizino a far sentire anche su questo aspetto – noi nel nostro piccolo insieme a tanti amici da tanto lo stiamo facendo, speriamo sarete anche voi dei nostri.

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  5. Alessandro Nasini

    Non esistono “gli esperti di social network” ma solo dei “ricercatori”.
    Si può essere esperti solo di materie (scienze) esatte. Nella migliore delle condizioni si può ipotizzare che ci siano alcuni (pochi) professionisti della comunicazione (e di alcuni altri settori, perchè i SN non solo solo comunicazione) capaci di buone intuizioni.

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  6. Angelo Vergani

    Concordo che le aziende parlano tanto di SN ma poi investono molto poco.
    Ma non condivido che ci sia penuria di personale preparato; io ho fatto il Master a IlSole24Ore “Marketing digitale e Social Media”, opero sui Social Media = faccio il Social Media Manager come volontario presso una onlus, vedi referenza / riferimenti:
    http://www.sorrisoperilsudan.it
    http://www.facebook.com/SorrisoPerIlSudan
    http://www.youtube.com/user/Sorriso1999
    http://twitter.com/SorrisoSudan

    Cerco opportunità lavorative (come collaboratore o dipendente “pagato”) in tale campo (Social Media), ma non ho molti riscontri.

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  7. Raffaella

    La comunicazione e il web marketing non rientrano esattamente nel mio percorso di studi universitari ma ho fatto un master a tal proposito e ho collaborato con un’importante agenzia di comunicazione per vari mesi. Per quella che è stata la mia personale esperienza lavorativa, devo dire che il settore mi ha entusiasmato parecchio, pur provenendo da tutt’altro mondo, però l’ho trovato un campo ampiamente stimolante, grazie all’interattività e alle potenzialità dei SN.

    Sono convinta che siano dei potentissimi mezzi di comunicazione, anche per i più restii a credere e a cedere all’idea del web marketing, infondo tutti, anche inconsapevolmente, ne fanno parte. E’ tutto un’onda di condivisione e passaparola che si muove intorno a noi e sebbene tutti lo stiano praticando, ne parlano con estrema riluttanza e con uan certa forma di snobismo. La ‘gente comune’ crede poco nei social media, eppure ne fa largo uso e consumo, rendendo chiunque protagonista di qualcosa, anche solo della sua cerchia virtuale di ‘amicizie’.

    Perché dunque pochi investimenti? perché non sfruttare al meglio le potenzialità di chi crede in questo ambito ed è in grado di saperlo utilizzare? A volte le aziende, sebbene sia doveroso dire che altri mezzi di comunicazione, ad ampi strati sociali, siano maggiormente efficaci, come impatto, non dovrebbero invece sottovalutare la potenza di un mezzo come il SN. Se utilizzato sapientemente e correttamente è il miglior mezzo di comunicazione, informazione e condivisione che possa esserci al momento.
    Diamo spazio a giovani volenterosi e capaci, diamo spazio a chi ha idee, a chi ama condividerle, a chi vuol crescere e dare il proprio contributo!!!

    Io ci credo! 🙂

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  8. Guglielmo Cornelli

    Concordo con Alessandro e rilancio: uno dei problemi maggiori (se non il maggiore) é il ROI: un manager non investirà mai in una “cosa” poco o per nulla misurabile! Miopia o che altro (chiamatela come volete), ma resta un discorso cinico di numeri.

    Bisognerebbe partire con esperti di Web analytics e da lì provare, “coraggiosamente” 🙂 , a investirci qualche soldino in più, correggendo man mano il tiro.

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  9. ROBERTO

    solita vecchia storia, la pubblictà classica ha rubato miliardi alle aziende in passato e ora noi innivatori paghiamo le conseguenze!
    quando clienti mi chiedono ripetutamente in riunione: ” ma quindi come la viralizziamo questa apps/video” già dall’utilizzo della prima persona plurale ti fa capire che di passa parola, word of mouth, condivisione e sharing spontaneo non hanno capito nulla, figurarsi il discorso dell’editing di contenuti social/virali.

    solo le società che hanno rischiato e investito tanto hanno compreso come il smm e il viral siano tutt’altro che cheap strategy i cui effetti sono direttamente proporzionali alla creatività adottata e alla voglia di mettersi in gioco.

    da capire ora di chi sia la colpa, sempre che di colpa si possa parlare!

    a disposizione

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  10. Guglielmo Cornelli

    Gary é forte! Un pò in “sintesi”, però … 😉
    Sai se il suo ultimo libro é stato tradotto in italiano?

    Grazie

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  11. Cosimo Errede

    Sperimentazione. Questa è la parola d’ordine. Ma vi pare facile farla digerire al cliente ? A quel cliente abituato a pagare “a peso” ?

    Malgrado ciò, rinunciando ad alcuni clienti che non si sforzavano di capire, e parlando con altri che si sono rivelati lungimiranti, con sudore, sangue e fatica L’IDEA AVANZA ! Pian piano si sta facendo strada ed i risultati cominciano ad esser tangibili.

    Formazione continua, seminari e workshop, incontri e scambi di idee sono basilari. Ricordo quando un nostro cliente notò la valanga di libri a tema nel mio studio e mi disse : per quei libri che vedo lì ti affido quest’incarico. Fu una fantastica soddisfazione, il riconoscimento tanto atteso.

    Trascorsi due anni lavoriamo ancora insieme e proprio oggi mi a proposto un ampliamento del contratto. Molti altri stanno capendo come funziona. Sono ottimista. 🙂

    Rispondi
  12. Guglielmo Cornelli

    Non stento a crederlo … é un mezzo pazzo! 🙂

    Solo il modo in cui scrive, ti trasmette tutta la sua voglia di credere in qualcosa.
    Sarebbe un’esperienza conoscerlo ….

    Grazie

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  13. Pingback: C'era una volta il Social Media Manager: è giunta l'ora dei Social Media Expert?

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