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Investimenti pubblicitari: bene tv, Internet e radio. Male la stampa
Nielsen ha appena reso pubblici i nuovi dati sull’andamento dell’advertising market in Italia nei primi sette mesi del 2010. La prima notizia è che gli investimenti pubblicitari delle oltre 15.700 aziende inserzioniste registrano una crescita del + 4,9%, per un giro d’affari stimato in oltre 5 miliardi di euro.
La seconda notizia, meno incoraggiante, è che la “crescita che riguarda tutti i media principali, ad eccezione della stampa, e tutti i settori tradizionalmente più importanti per il mercato pubblicitario. In particolare da sottolineare la ripresa degli investimenti delle aziende del settore automobilistico (+34,7% nel singolo mese di luglio rispetto al 2009)”.
La terza è che gli investimenti su radio e Internet continuano a crescere con numeri a due cifre.
La quarta, pur non esplicitata direttamente nel comunicato stampa, la deduco io guardando la tabella dei dati: gli inserzionisti italiani spendono troppo poco per l’online advertising.
Se infatti è vero che questo mercato è in crescita costante da anni, altrettanto vero è che basta metterlo a confronto con gli investimenti pubblicitari in tv per veder appassire anche un moderato ottimismo.
Provare per credere: nel periodo gennaio – luglio 2010
- per la pubblicità in Tv sono stati spesi 2 miliardi e 800 milioni di euro;
- per la pubblicità in Internet invece sono stati spesi 200 milioni di euro.
Traete pure le vostre conclusioni, ma non senza prima aver letto più nel dettaglio chi vince, chi perde e chi spende di più nel mercato dell’avertising italiano.
Chi vince
– Come appena accennato, sua maestà la televisione gode ancora di ottima salute segnando “una crescita del +7,7% ed una raccolta pubblicitaria superiore ai 2,8 miliardi di Euro”.
E chi paga?
“Le aziende che tra gennaio e luglio hanno maggiormente aumentato gli investimenti in tv sono quelle che operano nei settori: elettrodomestici (+35,3%), abbigliamento (+29,1%) e distribuzione (+25,1%). Considerando solo il mese di luglio le aziende automobilistiche hanno aumentato del + 48,8% gli investimenti sul piccolo schermo.”
– Radio e Internet vanno a gonfie vele, con la prima che segna un +13.3% e la seconda che si attesta su un incoraggiante +17,8%.
E chi paga?
“Sulla radio il settore più importante rimane saldamente automobili che ha generato il 24,4% degli investimenti complessivi sul mezzo, mentre gli aumenti più rilevanti sono stati fatti registrare da telecomunicazioni (+34,9%) e distribuzione (+37,2%). Su internet sono media/editoria (+60,4%), telecomunicazioni (+14,9%) e ancora automobili (+ 27,4%) a trainare la crescita.”
Chi perde
La stampa esce ancora una volta con le ossa rotte dalle rilevazioni Nielsen, come riassumono bene i dati forniti di seguito. Con la possibile eccezione dei quotidiani a pagamento, che portano a casa un modestissimo +0,3%, per tutti gli altri settori è l’ecatombe:
– Quotidiani free/paypress: -10.9%
– Periodici: -9.3
Nel complesso, la stampa italiana ha registrato un calo complessivo degli investimenti pubblicitari pari al 3.7% che, in tempi come questi, di certo non è poco.
Chi spende di più
Gli investimenti più consistenti vengono dal settore alimentare, che nei primi sette mesi dell’anno ha speso 655 milioni e 952mila euro incrementando il giro d’affari dell’8.3% rispetto allo stesso periodo del 2009. Seguono a ruota l’automobilistico (oltre 520 milioni di euro; incremento della spesa pari al 3,3%) e le telecomunicazioni (quasi 455 milioni di euro; incremento della spesa pari al 2,7%).
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Per saperne di più:
– Vedi anche l’intervista: “Roberto Binaghi, presidente IAB Italia, sul futuro dell’advertising online“
Social Media in the UK – 2010
Premessa
Il video realizzato da Simply Zesty, Pr e social media firm britannica, è una “marchetta intelligente” con cui l’azienda presenta dati attendibili e interessanti senza perdere l’occasione di pubblicizzare se stessa e i propri servizi. Fossero così tutti gli “spot”, saremmo tutti un po’ più informati e consapevoli.
I dati
Nel filmato vengono forniti rapidamente alcuni dati sullo stato di Internet e dei social media in Gran Bretagna. Dati che dovrebbero far riflettere non poco noi poveri italiani e chi ci governa su cosa vogliano dire veramente parole come “Internet”, “banda larga” e “innovazione” quando sono pronunciate assieme, nella stessa frase. Vediamone alcuni insieme, come assaggio:
– L’85% della popolazione britannica è online (in totale si contano circa 61 milioni di sudditi di sua maestà)
– Della popolazione online, il 25% ha un blog mentre il 60% ne legge regolarmente
– Il 78% degli utenti internet britannici naviga in rete alla ricerca di informazioni su beni e servizi a acquistare. Di questi:
- – il 33% ascolta i “suggerimenti” dei banner;
- – il 70 per cento dice di aver fiducia nelle “online recommendations” ricevute da altri utenti che non conosce;
- – il 90% cento dice di aver fiducia nelle “online recommendations” ricevute online da altri utenti che non conosce.
Il resto lo trovate nel video.
E se dopo averlo visto resta anche a voi l’amaro in bocca, fate uno sforzo e raccontate qui sotto perché.
La domanda del 2010
Mettetevi comodi. Chiudete gli occhi. Rilassatevi. Ora provate a immaginare la vostra vita e il vostro modo di essere prima che Internet entrasse a far parte del vostro orizzonte per espanderlo a dismisura, prima che diventasse parte delle vostre abitudini e che il mondo, con tutte le sue meraviglie, le sue contraddizioni e i suoi contrasti, fosse a portata del vostro mouse.
Se riuscite in questo esercizio, l’immagine di voi stessi che vi ritroverete di fronte vi aiuterà a rispondere alla fondamentale “domanda dell’anno” che la fondazione Edge propone per il 2010:
How is the Internet changing the way you think?
Tutti gli approfondimenti sul tema li trovate qui.
Napoli, capodanno 2010
Mancava solo la diretta di emilio fede.
Buon anno a tutti.
I web trend del 2010
Pete Cashmore è noto ai più per essere fondatore e CEO del popolarissimo blog Mashable. Nell’ultimo degli approfondimenti su social network e tecnologie che settimanalmente pubblica per CNN.com, Cashmore riassume i dieci trend del web che secondo lui andrebbero tenuti d’occhio nel 2010.
Tra i vari argomenti trattati, che spaziano dall’augmented reality al social gaming passando per il cloud computing, il trend forse più interessante resta quello relativo al cosiddetto Real-time web, che non a caso è anche il tema dell’evento Leweb ’09 in programma per la prossima settimana a Parigi.
Ecco cosa scrive in proposito il CEO di Mashable:
Sparked by Twitter, Facebook and FriendFeed, the real-time trend has been to the latter part of 2009 what “Web 2.0” was to 2007. The term represents the growing demand for immediacy in our interactions. Immediacy is compelling, engaging, highly addictive … it’s a sense of living in the now.
But real-time is more than just a horde of new Twitter-like services hitting the Web in 2010 (although that’s inevitable — cargo cults abound). It’s a combination of factors, from the always-connected nature of modern smartphones to the instant gratification provided by a Google search.
Why wait until you get home to post a restaurant review, asks consumer trends tracker Trendwatching, when scores of iPhone apps let you post feedback as soon as you finish dessert? Why wonder about the name of that song, when humming into your phone handset will garner an instant answer from Midomi?