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Advertising off e online, gli inserzionisti ricominciano a spendere (Nielsen)

Da Nielsen gentilmente mi informano che gli investimenti in advertising sono in crescita a livello globale e un po’ su tutti i media. A dominare la scena è sempre la solita TV, che si becca allegramente la maggior parte dei dollari investiti, mentre (con poca sorpresa, viste le dimensioni attuali del mercato) sono gli investimenti in online advertising a registrare il maggior incremento (+12,1% a livello globale nel primo quarto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso).

“TV, newspapers, radio, outdoor, Internet and cinema also saw an increase in ad spend in the beginning of 2012 compared to last year. During that time, ad spend overall increased 3.1 percent globally”.

Altri dati presenti nel rapporto dicono che gli ivestimenti online crescono bene in Europa (+12,1%), molto meglio in America Latina (+31,8%) e alla grande in Medioriente e Africa (+35,2%), dove anche un medium vecchio ed esausto come la Televisione porta a casa un +33,8%, confermando la regione come mercato ricco di opportunità.

In tutto questo tripudio di crescita, indovinate un po’ chi è registrare un “lieve calo”? I magazine, cui però fanno da contraltare i quotidiani con un +3,1%, ancora a livello globale, e che comunque portano a casa dati di crescita in un mercato ben più consolidato di quello online.

Accolgo invece con cauto ottimismo la buona performance della radio:

Radio saw increases in every region around the globe, including a 2.6 percent increase in North America and 2.8 percent in Europe. In emerging markets in Latin America and Middle East and Africa, those increases were much higher. Radio grew 18 percent in Latin America and 21.1 percent in the Middle East and Africa.

Insomma, dopo aver chiuso ermeticamente per mesi i cordoni delle borse, gli inserzionisti tornano a spendere in pubblicità perché desiderosi – per dirla con Nielsen – “di riconnettersi con i consumatori”. Il che sarebbe anche una buona notizia, se ora non corressimo il serio rischio che gli editori si illudano ancora di poterla scampare facendo conto soprattutto sulla raccolta pubblicitaria.

 

 

Investimenti pubblicitari: bene tv, Internet e radio. Male la stampa

Nielsen ha appena reso pubblici i nuovi dati sull’andamento dell’advertising market in Italia nei primi sette mesi del 2010. La prima notizia è che gli investimenti pubblicitari delle oltre 15.700 aziende inserzioniste registrano una crescita del + 4,9%, per un giro d’affari stimato in oltre 5 miliardi di euro.

La seconda notizia, meno incoraggiante, è che la “crescita che riguarda tutti i media principali, ad eccezione della stampa, e tutti i settori tradizionalmente più importanti per il mercato pubblicitario. In particolare da sottolineare la ripresa degli investimenti delle aziende del settore automobilistico (+34,7% nel singolo mese di luglio rispetto al 2009)”.

La terza è che gli investimenti su radio e Internet continuano a crescere con numeri a due cifre.

La quarta, pur non esplicitata direttamente nel comunicato stampa, la deduco io guardando la tabella dei dati:  gli inserzionisti italiani spendono troppo poco per l’online advertising.

Se infatti è vero che questo mercato è in crescita costante da anni, altrettanto vero è che basta metterlo a confronto con gli investimenti pubblicitari in tv per veder appassire anche un moderato ottimismo.

Provare per credere: nel periodo gennaio – luglio 2010

  • per la pubblicità in Tv sono stati spesi 2 miliardi e 800 milioni di euro;
  • per la pubblicità in Internet invece sono stati spesi 200 milioni di euro.

Traete pure le vostre conclusioni, ma non senza prima aver letto più nel dettaglio chi vince, chi perde e chi spende di più nel mercato dell’avertising italiano.

Chi vince
– Come appena accennato, sua maestà la televisione gode ancora di ottima salute segnando “una crescita del +7,7% ed una raccolta pubblicitaria superiore ai 2,8 miliardi di Euro”.

E chi paga?

“Le aziende che tra gennaio e luglio hanno maggiormente aumentato gli investimenti in tv sono quelle che operano nei settori: elettrodomestici (+35,3%), abbigliamento (+29,1%) e distribuzione (+25,1%). Considerando solo il mese di luglio le aziende automobilistiche hanno aumentato del + 48,8% gli investimenti sul piccolo schermo.”

– Radio e Internet vanno a gonfie vele, con la prima che segna un +13.3% e la seconda che si attesta su un incoraggiante +17,8%.

E chi paga?

“Sulla radio il settore più importante rimane saldamente automobili che ha generato il 24,4% degli investimenti complessivi sul mezzo, mentre gli aumenti più rilevanti sono stati fatti registrare da telecomunicazioni (+34,9%) e distribuzione (+37,2%). Su internet sono media/editoria (+60,4%), telecomunicazioni (+14,9%) e ancora automobili (+ 27,4%) a trainare la crescita.”

Chi perde
La stampa esce ancora una volta con le ossa rotte dalle rilevazioni Nielsen, come riassumono bene i dati forniti di seguito. Con la possibile eccezione dei quotidiani a pagamento, che portano a casa un modestissimo +0,3%, per tutti gli altri settori è l’ecatombe:

– Quotidiani free/paypress: -10.9%
– Periodici: -9.3

Nel complesso, la stampa italiana ha registrato un calo complessivo degli investimenti pubblicitari pari al 3.7% che, in tempi come questi, di certo non è poco.

Chi spende di più
Gli investimenti più consistenti vengono dal settore alimentare, che nei primi sette mesi dell’anno ha speso 655 milioni e 952mila euro incrementando il giro d’affari dell’8.3% rispetto allo stesso periodo del 2009. Seguono a ruota l’automobilistico (oltre 520 milioni di euro; incremento della spesa pari al 3,3%) e le telecomunicazioni (quasi 455 milioni di euro; incremento della spesa pari al 2,7%).

Per saperne di più:

– Vedi anche l’intervista: “Roberto Binaghi, presidente IAB Italia, sul futuro dell’advertising online