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Prendete o, se ne siete capaci, create un video. Muniti di una connessione broadband, caricatelo su un qualsiasi “internet video-sharing service”: nel dubbio, Youtube andrà benissimo. Al termine dell’operazione, guardatelo.
Fine della storia. Con poche e spesso semplici operazioni il vostro contenuto è già in pasto agli utenti della rete che, a seconda dei servizi offerti dal sito “host”, possono commentarlo, votarlo, linkarlo o “embeddarlo” all’interno di altri siti ancora.
Fin qui, la norma. Provate però a pensare cosa accadrebbe se il video stesso, e non il sito che lo ospita, divenisse interattivo. Cosa accadrebbe se i produttori, e persino gli utenti, potessero facilmente aggiungere alle immagini “commenti, sottotitoli multilingue, hypervideo, in-video link o advertising e contenuti integrativi capaci di aumentare il valore culturale e commerciale di un video esistente”?
Utopia? Niente affatto: PLYmedia, start-up israeliana con base negli Stati Uniti, ha sviluppato una tecnologia basata su layers che consente già di eseguire facilmente tutte le azioni sopra elencate e altro ancora. Un primato che è valso all’azienda il secondo posto assoluto nella Leweb3 2007 Startup Competition e che mi ha spinto ad intervistare Amichai Zuntz, VP of sales per il mercato europeo:
Alessio Jacona: come funziona la PLYmedia platform?
Amichai Zuntz: la nostra tecnologia ci consente di non metter mano al video originale. Esso resta residente sul proprio sito originale mentre noi ci limitiamo a sovrapporgli dei layer che, ad esempio, consentono di mostrare sottotitoli o advertising.
B4B: la vostra piattaforma è insomma una specie di filtro?
AZ: E’ qualcosa di diverso. Arricchiamo il video aggiungento vari layers. In questo modo chiunque può usarli per accrescere il valore del prodotto aggiungendo nuove funzionalità e informazioni. Una volta realizzato, il nuovo “enhanced video” può essere linkato o, meglio ancora, riproposto integralmente con l’apposito codice da qualsiasi sito.
AJ: Fin qui la tecnologia in sé. Ma cosa si può fare realmente con i vostri layers?
AZ: la nostra PLYmedia platform consente associare contenuti indipendenti a video esistenti. Attualmennte abbiamo sviluppato 4 differenti declinazioni del servizio: la prima, chiamata SUBply, consente di abbattere le barriere linguistiche inserendo facilmente sottotitoli di qualità professionale. La nostra azienda fornisce un servizio di traduzione quasi in tempo reale, oppure mette a disposizione dei clienti gli strumenti necessari ad inserire i “sub” per proprio conto. SubPLY è un servizio avanzato pensato espressamente per i broadcasters.
AJ: come funzionano invece gli altri servizi?
AZ: InfoPLY consente di inserire con semplicità “contextual video-related info” che integrano ed arricchiscono il video editato come schede sui personaggi, curiosità, link. BubblePLY consente invece di integrare le immagini con pop-up bubbles, testo, immagini, clipart, icone.
AJ: è possibile inserire anche pubblicità contestuale?
AZ: certo. Per questo abbiamo sviluppato un servizio apposito chiamato AdPLY che, grazie a strumenti di gestione avanzata dei metadati, garantisce la delivery di pubblicità veramente rilevante per l’utente finale.
AJ: Quanto tempo è stato necessario per sviluppare la PLY platform?
AZ: ci sono voluti due anni di lavoro. Siamo on line dal dicembre 2006, abbiamo oltre dieci milioni di utenti e in siamo in grado di lavorare praticamente con qualsiasi video broadcaster e video aggregator. La nostra intenzione è diventare una realtà di primo piano in Europa entro la fine del prossimo anno.
AJ: sarete presenti anche in Italia?
AZ: è nostra intenzione esserci, e abbiamo già contattato alcune realtà editoriali del vostro Paese, come ad esempio il gruppo Mondadori. E’ tuttavia ancora presto per fare delle previsioni.