Premessa: questo blog, così come gli altri “cugini” del network Communicagroup, mette a disposizione della rete i propri contenuti secondo i dettami della licenza Creative Commons. A beneficio di chi ne ignora la sostanza, ricordo che essa consente agli utenti di “riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare ” i contenuti da me prodotti, nonché di modificarli a loro piacimento. Il tutto avviene a precise condizioni. Cito:
Attribuzione. Devi attribuire la paternità dell’opera nei modi indicati dall’autore o da chi ti ha dato l’opera in licenza e in modo tale da non suggerire che essi avallino te o il modo in cui tu usi l’opera.
Non commerciale. Non puoi usare quest’opera per fini commerciali.
Condividi allo stesso modo. Se alteri o trasformi quest’opera, o se la usi per crearne un’altra, puoi distribuire l’opera risultante solo con una licenza identica o equivalente a questa.
Sono parole inequivocabili, scritte in una pagina appositamente linkata in fondo a questo blog. Regole chiare che l’amministratore del sedicente blog “Come Guadagnare Con Adsense e Le Affiliazioni” ha scelto di calpestare senza tanti complimenti.
Realizzato da tal “Zuppermax”, nickname che in tutte le mie ricerche riporta sempre a un tal Massimo Mario Dau, il blog infatti non è altro che una trappola per motori di ricerca (basta guardare i tag), un fakeblog costruito ad arte per attirare traffico casuale e sommergere l’incauto visitatore con pubblicità di ogni genere.
Questo “signore” non è il primo fare porcate del genere, direte voi, né tantomeno l’ultimo. Ed avete ragione. Tuttavia immaginate il mio stupore quanto dentro il suo blog trovo la versione integrale della mia intervista a Doc Searls pubblicata on line solo venerdì scorso.
Ma vediamo nel dettaglio come Zuppermax reinterpreta le Creative Commons:
Attribuzione. Qui il soggetto se la cava mettendo a fine intervista il mio nome, pur avendo l’accortezza di non linkare il mio blog da nessuna parte. Esiste sì un link a Blogs4biz, ma la sua presenza nel post è probabilmente figlia dell’incompetenza: copiando il testo della mia intervista, il ladro ha infatti copiato anche nome e link alla categoria in cui è archiviato. Una traccia che mi ha permesso di risalire al suo sito e scoprire il “furto”.
Non commerciale. C’è poco da dire. Persino i siti porno hanno meno pubblicità di questo.Condividi allo stesso modo. Il “blog” è privo di qualsiasi riferimento all’autore tranne un anonimo nickname. Figuriamoci se è presente anche un timido accenno alle Creative Commons.
Questo il quadro della situazione. Ora, le domande che tutti dovremmo porci sono: quanti figuri come questo Zuppermax, veri e propri deterrenti per la libera circolazione della conoscenza, si aggirano in rete? Come fare per difendersi da loro?
concordo. la rete è fatta anche di questi parassiti che sfruttano il lavoro e l’impegno di altri per racimolare qualche briciola.
Anche noi siamo stati ‘depredati’ allo stesso modo e in un paio di occasioni da altrettante ‘sansguisughe'(o dovremmo chiamarli ‘vampiri’?) dell’informazione digitale. Probabilmente si tratta di gente che già a scuola se la cavava copiando il compito del vicino di banco, e ora prosegue sfruttando il ‘frutto dell’ingegno’ altrui senza neanche citarne la fonte. Noi abbiamo reagito rintracciando in uno dei due casi l’autore del ‘sedicente’ blog, che poi si è scoperto essere un ragazzino: al telefono ci ha risposto il padre, facendo capire che non era la prima telefonata di quel genere e dicendosi mortificato. Abbiamo fatto rimuovere i contenuti, ma ci siamo chiesti se la nostra non fosse, come ancora crediamo sia, una goccia nel mare…