Crowdsourcing, con internet il mercato del lavoro diventa globale

Di seguito il mio articolo pubblicato ieri su Nova, IlSole24Ore:

Risorse umane. Che sia dietro l’angolo oppure dall’altra parte del globo, da qualche parte vive e lavora il professionista che ancora non conoscete ma del quale avete disperato bisogno. In passato trovarlo e contattarlo era operazione costosa in termini di tempo e denaro e, a dire il vero, non sempre coronata dal successo. Oggi è ancora una volta la rete, tessuto connettivo capace di azzerare la distanza tra persone e aziende, a venire in vostro aiuto con il “crowdsourcing”. Il neologismo, coniato nel 2006 dal giornalista di Wired Jeff Howe, nasce dalla fusione tra “outsourcing”, ovvero la pratica di delegare compiti e lavori al di fuori della propria azienda, e “crowd”, ovvero l’immensa ed eterogenea folla di talenti d’ogni lingua, nazionalità e cultura che popola la rete.

Negli ultimi anni si sono infatti moltiplicati gli “online crowdsourcing markets”, ovvero quei siti che raccolgono comunità di professionisti in vari settori e ne facilitano l’incontro con i potenziali committenti. I primi esperimenti, molti dei quali tutt’ora in corso, hanno nomi come iStockphoto, che ha rivoluzionato la compravendita degli “scatti” professionali, Ninesigma, che si propone come immenso serbatoio di idee e creatività per il “problem solving” e YouEncore, dove scienziati in pensione rimettono al servizio delle aziende la loro competenza e, soprattutto, la loro provata e preziosa esperienza.

Ecco come generalmente funzionano queste piattaforme: il committente si iscrive al servizio online, propone un task da eseguire, un limite temporale per realizzarlo ed eventualmente un budget predefinito. I “providers” di manodopera intellettuale forniscono una soluzione, eventualmente anche rilanciando al ribasso il budget iniziale, e l’idea migliore vince facendo risparmiare tempo e denaro. Se poi qualcuno tenta di barare, sia esso committente o provider, non ha scampo. Una volta completato il progetto, ciascuno degli “attori” viene votato dalla controparte proprio come avviene sul sito d’aste online eBay. Collezionare giudizi positivi e costruirsi una buona reputazione è vitale se si vuole continuare a lavorare.

Un buon esempio è rappresentato dal britannico BuilderSite, cui va riconosciuto il merito di applicare i principi fin qui descritti all’industria edile, aiutando “le persone a trovare ed assumere costruttori per i loro progetti”. L’utente che desidera far ristrutturare il bagno o costruire la casa dei propri sogni, si iscrive al sito dove cerca e (generalmente) trova un interlocutore cui affidare progetto e budget. Quest’ultimo può essere un’azienda o un singolo artigiano, ma anche un intermediario che, sempre tramite la piattaforma BuildersSite, cerca i singoli professionisti, contratta con loro prestazioni e prezzo, organizza una squadra. Ogni progetto riceve più offerte e, semplicemente, la più conveniente vince. La commissione per ogni progetto assegnato è carico dell’azienda appaltatrice ed è pari al 5 per cento.

Un altro esempio è Take a Coder, un online marketplace dove le aziende incontrano programmatori software (ma anche traduttori, interpreti, grafici) provenienti da tutto il mondo. Il servizio è operativo in 13 lingue e copre 40 paesi, Italia compresa. Il sito con maggior traffico è quello internazionale e vanta 8mila utenti registrati, 20mila utenti unici al mese e una media di 150 transazioni concluse nello stesso periodo. Il vantaggio per chi compra (a prezzo minore) la manodopera e per chi la vende (in tutto il mondo) è palese. Il modello di business di Takeacoder lo illustra lo stesso CEO Enrico Massetti, italiano residente da 25 anni negli Usa: «Agiamo secondo le regole del franchising. – spiega – Ogni localizzazione del sito viene data in licenza a un webmaster (o un’azienda) locale che si occupa della traduzione, della raccolta pubblicitaria, del marketing e del customer care. Alla fine della fiera, i ricavi dei vari siti, derivanti da una commissione che committenti e providers pagano per ogni lavoro assegnato, sono suddivisi al 50 per cento tra i partner e Takeacoder LLC, la nostra casa madre».

Infine un accenno a Threadless. Si tratta di un eccellente esperimento (iniziato 8 anni fa) di crowdsourcing applicato al settore dell’abbigliamento giovanile o, più precisamente, delle T-shirt. Chiunque può iscriversi al sito e proporre la propria decorazione che, una volta online, viene sottoposta per sette giorni al giudizio e al voto di una vasta comunità. Se supera questa difficile e spietata selezione, il disegno diventa una maglietta, va in produzione e genera immediati guadagni per l’autore. Il tutto senza il minimo bisogno di investire in costose indagini di mercato o in pubblicità.


Vedi anche: BootB, il crowdsourcing della creatività pubblicitaria premia un russo

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