Fieg versus Google, ma l’abuso di posizione dominante dov’é?

Abuso di posizione dominante. Con questa motivazione gli editori italiani riuniti nella FIEG hanno chiesto l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nei confronti di Google Italia, ottenendo l’apertura di un’Istruttoria a carico del motore di ricerca statunitense. Eppure l’abuso non c’è, come conferma la secca risposta alle accuse appena pubblicata da Josh Cohen, Business Product Manager per Google News, sul corporate blog italiano dell’azienda.

Siete confusi? Non conoscete gli antefatti? Niente paura. Procediamo con ordine e proviamo a ricostruire qual’è l’oggetto del contendere e quali sono le posizioni dei contendenti. Nel provvedimento dell’Antitrust italiano si legge che:

“Google, attraverso il servizio Google News, aggrega, indicizza e visualizza parzialmente notizie pubblicate da una molteplicità di editori italiani attivi on- line. Le notizie riportate su Google News, oltre ad essere visualizzate sul portale Google News Italia, sono utilizzate anche in una varietà di pagine di Google, quali le pagine prodotte dal motore di ricerca generale (ad esempio http://www.Google.it) e le home page che Google consente ai propri utenti registrati di creare e personalizzare. Google News appare dunque costituire un importante portale di accesso ai contenuti dell’editoria on-line italiana, potendo in una certa misura indirizzare i flussi degli utenti verso determinati siti, e allo stesso tempo un elemento di traino dell’insieme di servizi offerti da Google ai propri utenti.

Questo genere di servizio viene definito nel documento “un’occasione importante per agevolare la visibilità del sito e aumentarne la capacità di attrarre investimenti pubblicitari.” Ciò non pare essere tuttavia abbastanza, in quanto “le modalità con cui Google procede all’utilizzo dei contenuti pubblicati sul sito dell’editore potrebbero essere tali da configurare un abuso di posizione dominante con effetti distorsivi della concorrenza nei mercati della raccolta e dell’intermediazione pubblicitaria on-line”.

Ecco in cosa consiste l’abuso:

“Google visualizza il titolo e le prime righe degli articoli pubblicati dagli editori, che costituiscono parte integrante del prodotto generato dai loro investimenti e dalla loro attività. In base a quanto segnalato da FIEG, ciò accadrebbe, non solo in assenza di qualsiasi remunerazione diretta per l’utilizzo dei contenuti, ma soprattutto senza che l’editore possa scegliere se includere o meno le notizie pubblicate sui propri siti internet su detto portale o possa esercitare qualsiasi forma di controllo dei contenuti visualizzati su Google News Italia”.

In particolare, lamentano gli editori italiani, non sarebbe prevista “la possibilità per un editore di non rendere disponibili i propri contenuti per Google News Italia” senza per questo dover sparire anche da Google Search. Traducendo, la Fieg denuncia quello che sembrerebbe essere un vero e proprio ricatto da parte di Google, il quale imporrebbe un intollerabile “aut-aut”: Se volete essere indicizzati dal motore di ricerca dovete lasciarci usare i vostri contenuti per Google News, altrimente siete fuori da entrambi.

Ovviamente lasciarsi escludere da Google Search sarebbe un suicidio, e quindi ecco servito l’abuso di posizione dominante. C’è poi la questione della raccolta pubblicitaria fatta da Google utilizzando contenuti altrui:

“Pertanto, laddove l’esistenza delle sopra esposte limitazioni trovasse effettivo riscontro, il comportamento di Google potrebbe avere un effetto distorsivo sul mercato della raccolta pubblicitaria on-line. Google, infatti, utilizzando contenuti prodotti da editori terzi, ha creato un portale di informazione che si pone come sostituto delle home page dei principali siti di informazione quali, ad esempio, quelli delle principali testate quotidiane o di agenzie di stampa, limitando la capacità di tali soggetti di valorizzare i propri spazi pubblicitari.

A ciò si aggiunga la circostanza che, tramite i link del portale Google News Italia si accede direttamente alla pagina interna del sito dell’editore, saltando la home page del sito stesso che rappresenta un’importante fonte di introiti pubblicitari per i siti informativi. Google, inoltre, attraverso Google News può ottenere ricavi dalla propria attività di intermediazione nella compravendita degli spazi pubblicitari sui siti di informazione raggiungibili tramite il portale in questione.”

A questo punto il Garante tira le fila e definisce le ragioni che hanno portato all’apertura dell’Istruttoria:

“In conclusione, il segnalato comportamento di Google, reso possibile dalla sua indiscussa predominanza nella fornitura di servizi di ricerca on-line, potrebbe risultare idoneo ad incidere indebitamente sulla concorrenza nel mercato della raccolta pubblicitaria on-line, con l’ulteriore effetto di consolidare la sua posizione nell’intermediazione pubblicitaria on-line.”

Tutta la questione meriterebbe una riflessione più ampia sull’evoluzione del mercato editoriale, sulla libera circolazione delle informazioni e sul cambio di paradigma in base al quale accentrare e “proteggere” in contenuti non paga come lasciare che fluiscano “liquidi” in rete. Restando invece sugli aspetti legali della faccenda, tutto sembra ruotare attorno al presunto ricatto imposto da Google cui si accennava più in alto.

Eppure il Ricatto non c’è, e gli editori italiani dovrebbero saperlo, in quanto Google li ha incontrati nel corso dell’estate per spiegare loro come funziona Google News.

Leggete come Josh Cohen, Business Product Manager Google News, liquida in poche parole il problema rispondendo dalle pagine del corporate blog di Google Italia:

“Chi fornisce notizie, analogamente a qualsiasi altro editore online, ha il pieno controllo sul fatto di rendere visibili i propri contenuti attraverso i servizi di Google. Quindi, se un editore non vuole essere trovato su Google.com o su Google.it o su un altro motore di ricerca, può evitare l’indicizzazione automatica utilizzando uno standard universalmente accettato, chiamato robot.txt. Gli editori hanno anche una serie di altre modalità per controllare come i loro contenuti appaiono (o non appaiono). Una di queste opzioni è per esempio quella di continuare a comparire nei risultati di ricerca di Google senza comparire su Google News. In questo caso, tutto quello che deve fare è contattarci e richiedere la rimozione dal servizio. In effetti, abbiamo incontrato diversi editori italiani e rappresentanti della FIEG proprio quest’estate per spiegare loro queste opzioni.

Noi rispettiamo i desideri dei proprietari del contenuto, ed è per questo che abbiamo fatto in modo che non far parte dei nostri servizi sia semplice. Tuttavia, quando si tratta di Google News, riceviamo di gran lunga più richieste di essere inclusi nel servizio di quante ne riceviamo per la rimozione. Questo è perché gli editori capiscono che il traffico generato da Google News, e da servizi ad esso analoghi, è un traffico di valore: Google News porta oltre 1 miliardo di click al mese agli editori di notizie, molti dei quali traggono profitti da questo traffico grazie alla pubblicità presente sui loro siti.”

Quindi, per concludere riprendendo il titolo del post, l’abuso di posizione dominante dove sarebbe?

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