Stowe Boyd si interroga sul significato di concetti come sfera pubblica e sfera privata nell’epoca di Internet, quando cioè le persone sono continuamente spinte a condividere con il mondo ogni genere di informazioni personali.
In un post che merita di essere letto, egli arriva a definire il rovesciamento di paradigma determinato dall’avvento della Rete e, soprattutto, dei social network: fino a ieri, tutto ciò che riguardava le nostre vite era privato e, di volta in volta, eravamo chiamati a scegliere cosa rendere pubblico e cosa condividere con gli altri.
Oggi invece online accade esattamente il contrario: tutto ciò che ci riguarda è pubblico di default, e noi dobbiamo intervenire per decidere cosa vogliamo che resti parte nostra sfera privata.
Una condizione talmente nuova da richiedere il conio di un nuovo termine per definirla: “publicy”.
There is a countervailing trend away from privacy and secrecy and toward openness and transparency, both in the corporate and government sectors. And on the web, we have had several major steps forward in social tools that suggest at least the outlines of a complement, or opposite, to privacy and secrecy: publicy.
The idea of publicy is no more than this: rather than concealing things, and limiting access to those explicitly invited, tools based on publicy default to things being open and with open access.
Pingback: The Kindle Fire, its cloud-enabled Silk browser and what they mean to your privacy | The Web Observer