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A Perugia (ijf10) per parlare di privacy,“publicy”e reputazione online

brochure2Qualche tempo fa Stowe Boyd ha lanciato una delle sue solite bombe sulla comunità online partorendo un fondamentale neologismo: “Publicy”. Nel ragionamento che sottende al termine fresco di conio, Boyd definisce il rovesciamento di paradigma determinato dall’avvento della Rete, del web 2.0 e, soprattutto, dei social network: in passato, tutto ciò che riguardava le nostre vite era privato di “default” e, volta dopo volta, eravamo chiamati decidere cosa condividere sulla pubblica piazza. Oggi invece accade sempre più spesso l’opposto: molte delle informazioni presenti online che ci riguardano sono pubbliche e, se interveniamo, lo facciamo per nascondere qualcosa.

Poco tempo dopo, il creatore di Facebook Mark Zuckerberg ha affrontato lo stesso argomento per affermare che la privacy è un concetto sostanzialmente superato. Secondo il 27enne miliardario , infatti, il costume è cambiato e oggi gli utenti che sbarcano online preferiscono condividere piuttosto che nascondere. Certo Zuckerberg, in qualità di imprenditore e creatore del più grande social network al mondo, ha tutto l’interesse nel vedere una quantità sempre crescente di dati pubblici popolare la sua piattaforma. Ciò non toglie che abbia ragione: che siano consapevoli o no di quali conseguenze possano avere le loro azioni, gli utenti vogliono condividere sempre di più sempre più in fretta. In barba alla privacy e alla riservatezza. In tempo reale.

Viviamo in un epoca in cui ogni giorno il nostro stesso vivere genera informazioni che ci qualificano e che vengono puntualmente archiviate online, che restano ricercabili, che si stratificano e, nel bene e nel male, vanno a comporre quel complesso mosaico che prende il nome di reputazione. Internet, con la sua infinita e velocissima memoria collettiva, non sembra volerci perdonare nulla. Impietosa, la rete delle reti tiene conto di tutto.

Siamo pronti per questa disarmante trasparenza e per i cambiamenti che essa sta determinando nella nostra vita privata e professionale, nel nostro modo di interagire, di informare, persino di fare business?

Di questo e di altro ancora parleremo il prossimo sabato 25 aprile al festival del giornalismo di Perugia (Centro Servizi G. Alessi), dove il sottoscritto modera un panel intitolato “Identità e reputazione nell’attuale contesto informativo“  al quale partecipano:

Paola Bonomo, Vice President della Online Business Unit per Il Sole 24 Ore;
Livia Iacolare, community coordinator di Current Italia;
Russell E. Perry, CEO 123people;
Alessandro Gilioli, giornalista de L’Espresso;
Guido Scorza, avvocato e blogger.

Ci vediamo lì.

Risorse:

– Qui il programma completo del festival in PDF.
– Tag ufficiale del panel: #ijf10rep

Dalla privacy alla “publicy”

Stowe Boyd si interroga sul significato di concetti come sfera pubblica e sfera privata nell’epoca di Internet, quando cioè le persone sono continuamente spinte a condividere con il mondo ogni genere di informazioni personali.

In un post che merita di essere letto, egli arriva a definire il rovesciamento di paradigma determinato dall’avvento della Rete e, soprattutto, dei social network: fino a ieri, tutto ciò che riguardava le nostre vite era privato e, di volta in volta, eravamo chiamati a scegliere cosa rendere pubblico e cosa condividere con gli altri.

Oggi invece online accade esattamente il contrario: tutto ciò che ci riguarda è pubblico di default, e noi dobbiamo intervenire per decidere cosa vogliamo che resti parte nostra sfera privata.

Una condizione talmente nuova da richiedere il conio di un nuovo termine per definirla: “publicy”.

There is a countervailing trend away from privacy and secrecy and toward openness and transparency, both in the corporate and government sectors. And on the web, we have had several major steps forward in social tools that suggest at least the outlines of a complement, or opposite, to privacy and secrecy: publicy.

The idea of publicy is no more than this: rather than concealing things, and limiting access to those explicitly invited, tools based on publicy default to things being open and with open access.

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