M1

Bianco, grigio, rosso. Teste chine, una dietro l’altra. A guardare schermi, a leggere l’altrove. Senza mai guardarsi tra loro nel qui e ora.
Rosso, grigio, bianco. Fuori il buio si alterna alla luce. L’assenza alle attese. Altre teste chine. Le loro storie. In viaggio.
Intanto si avanza. Intanto si trema, sobbalza, traballa. Intanto i conti non tornano.
Poi la forza che spinge in avanti e indietro. A cui opporsi per restare in piedi. Le frenate e accelerate senza troppo preavviso. Che servono nervi saldi e riflessi pronti. Tanto poi ti fregano lo stesso. Ma almeno ci hai provato.
Ogni tanto tutto si ferma. Ci sono porte che si aprono, come fossero opportunità. Che puoi scegliere se attraversarle o meno. Perché sei arrivato dove volevi, oppure perché è arrivato il momento di cambiare direzione. Che ogni tanto fa bene. Che ogni tanto ci vuole.
Adoro la metropolitana di Milano. Sembra una metafora sferragliante della vita. E puzza allo stesso modo. E allo stesso modo può portarti un po’ ovunque.
Purché tu sappia dov’è che vuoi andare.

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