Ieri sera ho partecipato ad un incontro informale tra una buona fetta del management di Webank e alcuni blogger (compreso l’immarcescibile e affettuoso SuzukiMaruti). Un confronto schietto, allietato (e forse anche facilitato) dalla presenza di buon vino, per sostenere il quale l’azienda ha schierato nell’ordine:
- Andrea Cardamone – Amministratore Delegato;
- Adriana Piazza – Customer Acquisition & Brand Marketing Manager;
- Carlo Panella – Customer Base Marketing Manager;
- Frederic Defechereux – Product &Pricing Manager;
- Vittoria La Porta -PR & Brand Reputation Manager;
- Francesco Delucia – New Media Specialist.
A quest’ultimo spetta il ruolo di mediatore tra l’azienda e il web2.0, verso il quale Webank sta elaborando un approccio graduale, iniziato un anno e mezzo fa con la creazione di un’indentità su Myspace (WabbieTheDog, cagnolino nato dalla penna magica di Eriadan), continuata con un podcast quindicinale (Radio Webank) e, più di recente, ampliata con un Blog intitolato “In Soldoni“, quest’ultimo realizzato con il supporto di Digital Natives. In autunno è inoltre previsto il debutto di una community dedicata ai clienti Webank, costruita anche questa con il supporto di Digital Natives.
Nella sua presentazione, l’AD Cardamone ha insistito molto sull’impegno profuso in questi anni dall’azienda per “formare” l’utente rispetto a temi e argomenti bancari, con particolare attenzione alla sicurezza e all’uso pratico dei servizi specifici erogati da Webank. Un approccio “didascalico” nel rapporto con il cliente che, sempre secondo Cardamone, trova oggi nel web2.0 strumenti di comunicazione user-friendly di un’efficacia impensabile solo pochi anni fa.
Mi è sembrato notevole il fatto che un’azienda italiana, e per di più una banca, abbia avuto la presenza di spirito di comprendere e cogliere quest’opportunità. Ho tuttavia obiettato che le vera e profonda innovazione portata in dote dalla nuova Rete alle aziende risiede nella possibilità di costruire un dialogo finalmente schietto e sincero. Avevo sentito parlare ripetutamente di “trasferimento di conoscenza e competenze” dalla banca all’utente, ma che ne era, insomma, del processo opposto?
Cardamone, e con lui Adriana Piazza, mi hanno risposto che comprendono l’importanza della comunicazione bi-direzionale, ma che hanno ritenuto necessario investire prima sulla “formazione” di un utente più preparato e consapevole. Quella sviluppata finora era insomma la “fase1” del progetto: creare nell’utenza un backgound comune e sulla base del quale avviare successivamente il confronto, ovvero la “fase2”. Quest’ultima è iniziata di fatto con la creazione del blog e procederà presto con la nascita della community.
Chiudendo, devo dire che in particolare ho apprezzato l’onestà intellettuale con cui Adriana Piazza, nel suo ruolo di responsabile della comunicazione esterna, ha ammesso di non comprendere fino in fondo le dinamiche, le regole e le istanze insite nella nuova Rete. All’atto pratico, la cosa non le ha affatto impedito di cogliere l’importanza della rivoluzione in atto né di cercare all’esterno dell’azienda le competenze necessarie ad affrontare il cambiamento.
Un atteggiamento che, contestualizzato nel desolante panorama italiano, definirei quasi “illuminato”.
Update: Francesco Delucia mi ricorda che le iniziative online di Webank si completano con una webtv (WebankTV, per ora in fase di prima sperimentazione) e con un versione mobile del servizio pensata espressamente per l’iPhone di Apple (già attivo).
E il video? Hai registrato tutto per tutta sera… 😛
Beh, che dire, io toglierei quel “quasi” finale. Di aziende così attente ce ne sono ancora troppo poche in Italia.
Ci vogliono non poco coraggio, lucidità e sana pazienza per pianificare una strategia a così lungo termine.
E non è solo un budget sostanzioso che consente di superare questi “dettagli”, altrimenti saremmo un altro paese.
Complimenti!
@napolux, come previsto l’audio è uno schifo e i filmati servono giusto come appunti per scrivere. se però riesco a sistemarli, qualcosa pubblico 🙂