Il lancio di Chrome, browser nuovo di zecca targato Google, è il cerchio che si chiude. Mentre viene da chiedersi perché l’azienda di Mountain View abbia anzi tanto rimandato questa mossa, appare ben chiaro il nesso tra l’attività core dell’azienda, ovvero l’online search associato al placement di tonnellate di pubblicità contestuale, e la necessità di gestire più da vicino l’accesso e la fruizione dei suoi innumerevoli servizi da parte dell’utente.
Non è solo questione di concorrere con Microsoft e il suo Explorer o con (il mai troppo lodato) Firefox della Mozilla Foundation, che Google peraltro foraggia e foraggerà con generosi finanziamenti fino al 2011. Chrome nasce con due importanti obiettivi, uno a brevissimo termine e uno, ben più ambizioso, sulla lunga distanza.
Il primo ha direttamente a che fare con la tanto sbandierata (e pare reale) velocità del nuovo browser: se infatti state pensando a cosa ve farete mai di un browser ancora più veloce in tempi di rapidissime connessioni Adsl, fareste bene a ricordare che per Google maggiore velocità ed efficienza significano prima di tutto incremento dell’ADV placement e, quindi, dei ricavi. Più pubblicità per noi, felici e contenti di navigare a velocità supersonica, più dollaroni sonanti per loro. Stessa cosa vale per quanto riguarda la “solidità” del software e la sua resistenza ai crash.
Rispetto all’obiettivo di lungo termine, partiamo da un fatto: da più parti si è detto che Chrome somiglia nel funzionamento ad un sistema operativo. Attenzione: non ad un OS qualsiasi, ma a Unix, la cui caratteritica fondamentale è gestire ogni singolo processo separatamente in modo tale che, se esso si blocca, può essere controllato singolarmente ed eventualmente “terminato” senza che tutti il resto vada in crash a catena. Traducendo: mi si blocca un tab, o un plug-in in un tab, lo “spengo” e tutto il resto continua a funzionare.
Ora lascio ad altri giudicare la reale portata dell’innovazione insita in Chrome, che sembra ripensare da capo a piedi il funzionamento del browser così come era stato impostato nel 1994 con la nascita di Netscape. Quel che mi preme annotare è che la nuova creatura di Mountain View sembra davvero essere, anche nelle parole dello stesso Sergey Brin, il primo passo verso la creazione di un vero e proprio sistema operativo per applicazioni web.
In un’intervista Brin descrive così il suo nuovo giocattolo:
“I think it is a very basic, fast engine [for running] Web apps and I think we’ll see more and more Web apps of greater sophistication, all the kinds of things that today are pretty challenging to do on the Web because of browser performance, whether it’s image manipulation or even video editing. We think that with Chrome, [apps] will be able to bridge that divide and you’re going to be able to do more and more online.”
Una previsione che lascia poco spazio alle interpretazioni e che sembra dire a chiare lettere: nel prossimo futuro prossimo si realizzerà finalmente la visione di John Gage (Sun Microsystems) secondo cui “The network is the computer”. I sistemi operativi tradizionali saranno sempre meno importanti e centrali alla vita dell’utente, perché i software che usiamo ogni giorno per svago o per lavoro saranno infine (complice la potente tecnologia del Webkit di Apple, su cui Chrome è interamente basato) fruibili direttamente on line. Basterà avere un computer, una connessione adsl e, ovviamente, Chrome.
“The kind of things you want to have running standalone (on a computer) are shrinking,” dice Brin, che contestualmente lascia intendere: Google ha creato Chrome perchè sia la chiave di volta, il perno intorno al quale possa ruotare la prossima grande rivoluzione del web. Il “tappeto volante” con cui l’utente possa librarsi rapido e sereno nell’era del “cloud computing“.
Il tutto ovviamente nel segno (e sotto l’ombra sempre più lunga ed inquietante) dell’onnipotente Google.
Per saperne di più:
– eWeek: “Google’s Sergey Brin Denies Chrome Is OS for Web Apps”
– Silicon Alley Insider: “Google’s Brin: Operating Systems Are Toast”
Un bell’articolo. Che coglie il vero obiettivo di Google. Ad ora il browser non è giudicabile… sto verificando le compatibilità con le applicazioni che utilizzo tutti i giorni e sembra funzionare perfettamente. Cmq l’idea di un browser pensato dalla nascita per far girare applicazioni non è male. Anzi. Certo anche piccole cadute di stile. Non credo basti chiamare “roba da smanettoni” le classiche impostazioni avanzate di ogni browser per diventare “2.0”
Ad “primo giro”, nonostante sia in beta, lo trovo in effetti molto veloce, pulito e con le sole funzioni essenziali che lo rendono semplice nell’utilizzo. Da un punto di vista tecnico quindi soddisfatto di questo nuovo browser (vedremo col tempo quanti utenti ruberà a IE e Firefox). Sempre da un punto di vista tecnico, vedere il task manager in un browser, mi fa immaginare davvero una piccola macchina a basso costo, che si auto collega ad internet il cui unico SO è un browser che si collega a SO e Applicazioni diverse sparse su server in tutto il mondo.
Rimane però il punto di vista dell’utente ed in particolare della sua privacy. Navigazione veloce non è solo incremento dell’ADV placement ma anche “tracking” veloce. Dove sono le funzioni simil InPrivate di IE8? Ovviamente non ci sono e non ci saranno (ma non solo perchè altrimenti non ci sarebbero gli introiti dell’ADV)…