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Another Kickstarter Success: Almost 1$ Million Raised for the iPod Nano Wristwatch

LunaTik_SideCloseupSome time ago Scott Wilson, founder of the Chicago-based product and design studio MINIMAL, had an idea: to create two watch enclosures for Apple’s latest iPod nano and transform the Apple mp3 player into geekiest wristwatch ever. All he did was to put his project on Kickstarter with the goal of raising $15,000. And when he did so, he probably wasn’t expecting his project to become the most successfully funded in the crowdfunding site history.

Six hours ago the funding closed with really astonishing numbers: in total, 13,510 people have contributed with $941,558.

It’s a huge record, and we’ll probably keep writing about it for a while. But what amazes me the most are not the huge number of people participating or the total amount of money wilson’s project gathered. What’s new and enlightening is that we’re not talking about software, code, internet tools and other digital stuff like this.

We’re talking about hardware.

Wilson will use (and is already using) the money gathered online to build something you will buy, touch, use and appreciate in the real world. He is just back from a trip to China where he met his suppliers, tested the first prototypes, made new arrangements, posted a video to give his supporters a glimpse into the process of  manufacturing the product and show “how much craft, hand work and care goes into the metal and even the silicone strap”.

The products (the TikTok ($35) and the LunaTik ($70) model) look beautiful and more than 13,000 people have already told Wilson they do like it (isn’t it a hell of a focus group?).

All this feels so real and makes me think about the possibilities: we are used to say that the Internet is changing the way we get and share informations or ideas or the way we interact with each other. But what Wilson and his project are proving right now is IMHO that – if properly used – the web can help us transforming a beatiful piece of design, a simple and smart idea into a real mass-market product.

Via MG Siegler

WebTV – La guerra nel salotto

Forse non ve ne siete accorti, ma nel vostro soggiorno è in corso una guerra: uno scontro fra titani che vede contrapporsi aziende del calibro di Google, Apple, Sony, Samsung e persino Amazon, il negozio online più grande al mondo.

Oggetto del contendere è la preziosa attenzione dei telespettatori, da bombardare con il solito, onnipresente advertising. E la posta in gioco è altissima, considerato che il mercato pubblicitario televisivo globale vale 180 miliardi di sonanti dollaroni.

webtvL’obiettivo ambizioso è riuscire a portare sul vostro televisore HD nuovo fiammante il mare magnum di contenuti video presenti in rete, renderli fruibili attraverso un semplice telecomando e – ovviamente – erodere consistenti fette di mercato a media tradizionali.

Ci hanno già provato, ma senza successo: negli ultimi dieci anni abbiamo visto nascere e morire diversi progetti per rendere Internet fruibile dalla tv. Oggi però le condizioni sono diverse: nelle case ci sono banda larga, copertura wi-fi e televisori digitali hd, mentre la rete è ricolma dei contenuti video più diversi, ospitati o aggregati da piattaforme e servizi come YouTube, Vimeo, Hulu, Blip.tv o Boxee. Abbondano anche i set top box, ovvero le scatoline che fanno da tramite tra televisore e web, affiancati da console con funzionalità simili come PS3 e Xbox.

I tempi sembrano insomma maturi affinché il web sbarchi nel televisore, come conferma l’ormai prossima discesa in campo di Google con la sua “Google tv”, e la sfida diretta che essa rappresenta per la Apple TV. Sfida interessante perché culmina nel confronto tra due filosofie opposte: la soluzione completamente chiusa e strettamente controllata proposta dall’azienda con la mela, contro il modello completamente aperto proposto da Google.

Vedremo come andrà a finire. Intanto vale la pena citare Jack Schofield, secondo il quale sarebbe la scelta del terreno di battaglia a essere sbagliata: in un mondo dove abbondano gli strumenti per la fruizione dei contenuti video (computer, smartphone, tablet, ecc.), gli utenti sono ormai abituati a vedere ciò che vogliono quando e dove più gli aggrada. Il salotto ha insomma perso quella centralità che aveva guadagnato negli anni ’50 e, proprio per questo, la sua conquista potrebbe non essere così determinante.

Photo: Ehavir

NOTA: questo post doveva essere il secondo box a integrazione del pezzo intitolato “La Tv fa Blip”, intervista con la co-fondatrice di Blip.Tv Dina Kaplan pubblicata oggi su L’Espresso (in Tecnologia, pg. 122-124). Dal momento che è rimasto fuori per ragioni di spazio, lo ripropongo qui.

L’iPhone sbarcherà in Cina a ottobre

Come rivela oggi Techcrunch, Apple avrebbe appena concluso con successo la lunga trattativa che da tempo la vedeva impegnata con China Unicom, secondo operatore telefonico della Cina. In base all’accordo, che dovrebbe essere annunciato ufficialmente domani a Hong Kong, a ottobre la casa di Cupertino inizierà a vendere l’iPhone 3G (e non il 3GS) anche oltre la Grande Muraglia, sbarcando in un mercato da oltre 700 milioni di utenti mobili.

Via TechCrunch e 163.com

Steve Jobs lascia la guida di Apple per curarsi

Ufficialmente si tratta di uno squilibrio ormonale. Sempre ufficialmente, il CEO di Apple lascia la guida dell’azienda solo fino a giugno, al fine di potersi meglio curare in tranquillità.

“In order to take myself out of the limelight and focus on my health, and to allow everyone at Apple to focus on delivering extraordinary products, I have decided to take a medical leave of absence until the end of June”.

A voler dare ascolto alle teorie del buon Surowieki (autore di Wisdom Of Crowds), l’immediata reazione dei mercati (che subito hanno visto il titolo di Apple perdere l’8%) non lascia presagire nulla di buono.

Come e perché Chrome aiuterà Google a conquistare il mondo

Il lancio di Chrome, browser nuovo di zecca targato Google, è il cerchio che si chiude. Mentre viene da chiedersi perché l’azienda di Mountain View abbia anzi tanto rimandato questa mossa, appare ben chiaro il nesso tra l’attività core dell’azienda, ovvero l’online search associato al placement di tonnellate di pubblicità contestuale, e la necessità di gestire più da vicino l’accesso e la fruizione dei suoi innumerevoli servizi da parte dell’utente.

Non è solo questione di concorrere con Microsoft e il suo Explorer o con (il mai troppo lodato) Firefox della Mozilla Foundation, che Google peraltro foraggia e foraggerà con generosi finanziamenti fino al 2011. Chrome nasce con due importanti obiettivi, uno a brevissimo termine e uno, ben più ambizioso, sulla lunga distanza.

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