Quello cui siamo di fronte è uno scontro tra generazioni, una guerra tra noi e i nostri figli che si rinnova e inasprisce ogni volta che i nostri Governi legiferano contro Internet. Una guerra che rischia di spingere ai margini della legalità i nativi digitali e che, per ragioni semplicemente biologiche, siamo destinati a perdere. E’ una questione di tempo ed è un destino inevitabile: loro ci saranno, noi no. Quindi il vero problema è un altro: dobbiamo decidere come vogliamo essere ricordati.
E’ questo, in estrema sintesi, il concetto alla base del discorso tenuto la settimana scorsa da Lawrence Lessig, ospite presso la Camera dei Deputati di un evento targato Capitale Digitale e intitolato “Internet è libertà – Perché dobbiamo difendere la rete”.
Ai margini del convegno, ho avvicinato il giurista statunitense, fondatore e amministratore delegato di Creative Commons, e gli ho chiesto cosa deve accadere perché la guerra in corso tra generazioni si concluda prima che una delle parti venga meno per cause di forza maggiore (vedi video a fine post).
La fine del conflitto è possibile – ci ha risposto Lessig – a patto che si verifichino contemporaneamente due condizioni. La prima è che i giovani, i nativi digitali, inizino a fare sentire la loro voce attraverso il processo politico ordinario ed esigano dai nostri governanti rispetto per la cultura che essi stanno producendo.
La seconda condizione – continua Lessig – riguarda i politici in prima persona e presuppone che essi inizino a pensare le cose in maniera creativa, trovando nuovi modi e approcci per risolvere le importanti questioni che debbono affrontare.
Ovviamente, il fondatore di Creative Commons non può che prendere la questione dei diritti d’autore quale esempio intorno al quale ragionare:
Per quanto riguarda la gestione dei copyright – spiega – da 15 anni assistiamo a una guerra il cui scopo è impedire la distribuzione illegale di contenuti via Internet. Io credo che questa guerra sia senza speranza e non possa essere vinta, ma questo non significa rinunciare al diritto d’autore. Significa piuttosto rinunciare a un sistema che è focalizzato solo sul controllo della distribuzione di copie e, al suo posto, creare un sistema che sia in grado di retribuire l’autore per quello che produce pur restando nel nuovo contesto del file sharing.
Servono regole del tutto nuove? No, non necessariamente, perché le vecchie regole sono comunque nate con il giusto fine. Ciò che serve è piuttosto una loro corretta “traduzione”, affinché abbiano senso e funzionino in quel nuovo e diverso ambiente che è la rete.
E’ necessario – sembra insomma essere il messaggio di Lawrence Lessig – un modo nuovo di immaginare il domani, perché è proprio l’attitudine con cui guardiamo la futuro che oggi influenza pesantemente le nostre decisioni e, con esse, il futuro stesso:
“Penso che se i politici smetteranno di ascoltare rappresentanti delle industrie che hanno una ancora una visione del domani da 20esimo secolo, allora potremo fare finalmente dei progressi”.
Altrimenti non ci resterà che sedere lungo la riva del fiume e aspettare.
In fondo, è solo una questione di tempo.