UPDATE 2: la location del panel è il Club Nautico di Rimini, piazzale Boscovich, 12
Update: ho il piacere di annunciare che al panel parteciperà anche Paolo Barberis, co-fondatore di Dada e dell’acceleratore per startup Nana Bianca.
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Anche quest’anno alla Blogfest mi tocca lavorare. Modero un panel il primo giorno, di cui scriverò poi, e un altro l’ultimo giorno, che ho organizzato personalmente e nel quale affronteremo alcune domande che meritano di essere poste, ovvero: perché ci sono così poche startup hardware in Italia? Cosa cambierebbe se ce ne fossero di più? E soprattutto, perché dovrebbero essercene di più e cosa fare affinché il miracolo accada?
Il titolo e la sintesi del panel, che potrete vedere “live” domenica 22 settembre alle 10.30 presso il Circolo Nautico di Rimini, sono i seguenti:
Startup Hardware all’italiana: perché sono poche, perché dovrebbero (e potrebbero) essere molte.
Non esiste solo il software. Quando talento, nuove tecnologie e fiuto imprenditoriale si uniscono, il risultato non deve essere necessariamente il prossimo facebook o la prossima killer app, ma può essere un prodotto tangibile, dell’utile Hardware da toccare con mano. Le storie dietro oggetti come Pebble Watch e la console Ouya, o ancora le esperienze italiane di Jusp e PlusPlugg, insegnano come le startup hardware possano creare oggetti nuovi e rivoluzionari, ma anche che spesso debbano riuscirci affrontando notevoli difficoltà.L’Italia, che nonostante anni di profonda crisi economica vanta ancora eccellenti capacità industriali, meccaniche e meccatroniche, potrebbe essere il luogo ideale dove far fiorire startup hardware di successo, le quali invece si contano ancora sulla punta delle dita. Proviamo a capire insieme perché e come fare meglio.
– Jari Ognibeni, co-founder e managing partner Industrio– Claudio Carnevali, Ceo e fondatore di Openpicus– Giuseppe Saponaro, co founder e COO di JUSP– Paolo Barberis, co-fondatore di Dada e dell’acceleratore per startup Nana Bianca,
La dura vita delle startup hardware italiane
C’è chi, nel profondo Nordest, si sta attrezzando per scommettere sulle potenzialità del nostro Paese in questo ambito. Ma c’è di fondo un problema culturale, di distribuzione e di approccio al funding che ostacola lo sviluppo di questo tipo di startup. Eppure ci sono novità che fanno ben sperare. Ce ne parlano gli addetti ai lavori specializzatiStartup hardware, capaci di convogliare tecnologia, know how e idee innovative in un prodotto tangibile, che esista nel mondo reale, che si possa toccare con mano. In Italia ce ne sono molto poche. In Italia dovrebbero essercene molte di più: il nostro Paese, nonostante anni di crisi, ha ancora dalla sua delle capacità industriali, meccaniche e meccatroniche uniche al mondo. Qualcosa su cui puntare oggi più che mai per rilanciare l’economia in ginocchio, per valorizzare il talento, per creare nuovo valore.
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Credit per l’immagine: Roberto Grassilli