All’inizio di quest’anno, l’arcinota Coca-Cola Company inaugurava il suo primo corporate blog, Coca-Cola Conversations.
Visitandolo, ciò che immediatamente colpisce sono la semplicità grafica e come essa faccia da contraltare alle sontuose campagne di marketing e comunicazione cui l’azienda ci ha abituati in oltre un secolo di storia.
Vorrei tuttavia attirare la vostra attenzione su un altro aspetto, a mio avviso molto più importante: la scelta dell’editor. Il blogger si presenta così:
“I’m Phil Mooney, director of the Archives at The Coca-Cola Company for the last 30 years. If you’re not familiar with the term Archives, you could say I’m the Company’s chief historian.
Over the last three decades, I have documented the history of the Company and its impact on commercial, social and cultural history. This blog gives me an opportunity to share some of those stories with you”.
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Primo colpo di genio: non volendo evidentemente affrontare tematiche relative all’industria e al business in cui opera l’azienda, il management ha scelto di aprire comunque un presidio nella blogosfera dedicato – per dirla con il claim aziendale – al “lato Coca-Cola della vita”.
Insomma: decenni di comunicazione creativa hanno fatto di Coca-Cola un pezzo del nostro vissuto ed immaginario, e ora Mooney è lì che ci racconta, documenti alla mano, come e perché questo è stato possibile.
Secondo colpo di genio: la vera chicca del blog risiede nell’aver messo l’editor giusto al posto giusto. In qualità di storico ed archivista per Coca-Cola, Phil Mooney si configura come
- – un interno che parla dal cuore dell’azienda;
- – un’appassionato che conosce, condivide e veicola i valori legati al brand Coca-Cola;
- – un editor le cui competenze coincidono perfettamente con i temi del blog e che, di conseguenza, ne “incarna” letteralmente il piano editoriale.
- – una fonte inesauribile di informazioni dettagliate e documentate per la gioia degli estimatori
Quando dico che un’azienda, per entrare nel web2.0, dovrebbe trovare al proprio interno le voci giuste per raccontare se stessa, è proprio di questo che parlo.