Twitter, forse il sito di micro-blogging più famoso al mondo, non ha ancora un modello di business e, per ora, sopravvive incassando corposi finanziamenti che prima o poi dovrà pur restituire.
Ne parla Sam Gustin (Portfolio.com), che esprime perplessità rispetto al disinteresse manifestato dal co-fondatore Biz Stone verso la necessita di sviluppare un business model credibile e affidabile.
Eppure, ricorda Gustin, il servizio ha grandi potenzialità: basti per esempio pensare che, la settimana scorsa, la prima notizia trapelata sull’ennesimo terremoto di Los Angeles arrivava proprio da un “twit” dell’utente Vixy.
La ragazza, al secolo Caroline, scriveva semplicemente “Earthquake”, ma lo faceva ben dieci minuti prima che l’Associated Press riuscisse a dire qualcosa sull’argomento.
La questione è: esiste un modo per sfruttare commercialmente Twitter senza urtare la sensibilità dei suoi utenti? Oppure l’unica chance è sempre e comunque vendersi a Google&Co?
Per saperne di più:
– Sam Gustin: “Feed Money”
– Luca de Biase: “Tutti si preoccupano per Twitter”
…vendersi a Google&Co. 🙂
Almeno finché il loro titolo in borsa reggerà la buriana… 😉