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India, gli editori si schierano a difesa dei loro contenuti

Stamani Luca De Biase scriveva a proposito delle “strategie degli editori che tentano di dividere il web” dicendo che:

Nel modello del web come ecosistema, invece, tutti si aiutano a crescere e tutti hanno bisogno di tutti. Ma i percorsi di accesso sono liberamente decisi dal pubblico. Il che mette in crisi alcuni modelli di business. Ma ne apre di nuovi.

Una visione assolutamente condivisibile che tuttavia non sembra trovare d’accordo gli editori riuniti in India per partecipare al World Newspaper Congress. A voler ben guardare, per loro la crisi della “newspaper industry” richiede un “drastico ripensamento” che sembra anzi andare esattamente nella direzione opposta.

Riassumendo gli elementi emersi finora durante il convegno, in corso nella citta di Hyderabad, emerge che:

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Il twit dentro la notizia

Twitter, forse il sito di micro-blogging più famoso al mondo, non ha ancora un modello di business e, per ora, sopravvive incassando corposi finanziamenti che prima o poi dovrà pur restituire.

Ne parla Sam Gustin (Portfolio.com), che esprime perplessità rispetto al disinteresse manifestato dal co-fondatore Biz Stone verso la necessita di sviluppare un business model credibile e affidabile.

Eppure, ricorda Gustin, il servizio ha grandi potenzialità: basti per esempio pensare che, la settimana scorsa, la prima notizia trapelata sull’ennesimo terremoto di Los Angeles arrivava proprio da un “twit” dell’utente Vixy.

La ragazza, al secolo Caroline, scriveva semplicemente “Earthquake”, ma lo faceva ben dieci minuti prima che l’Associated Press riuscisse a dire qualcosa sull’argomento.

La questione è: esiste un modo per sfruttare commercialmente Twitter senza urtare la sensibilità dei suoi utenti? Oppure l’unica chance è sempre e comunque vendersi a Google&Co?

Per saperne di più:

– Sam Gustin: “Feed Money”
– Luca de Biase: “Tutti si preoccupano per Twitter”