Il social computing diventa mainstream anche in Europa

E’ possibile quantificare e definire quali siano gli effetti che la diffusione degli strumenti di social networking e delle altre tecnologie ablitanti portate in dote dal web2.0 stanno avendo sul contesto europeo?

E’ quel che prova a fare uno studio  pubblicato a fine  novembre dall’Institute for Prospective Technological Studies (IPTS) e intitolato, significativamente, “The impact of Social Computing on the EU Information Society and Economy”. Leggendolo, il primo dato che emerge è che il 41% degli utenti Internet europei partecipano alla “grande conversazione” in atto frequentando social network, blogs, siti di foto e video sharing, prendendo parte a online multi-player games o usando piattaforme collaborative per la creazione e condivisione dei contenuti. Percentuale che sale al 64% se si considera la sola fascia d’età fino a 24 anni. In parole povere: il social computing (leggi anche web2.0) è diventato mainstream anche in Europa.

Nella premessa si legge:

The report shows that social computing goes beyond individual networking and entertainment, as it empowers tens of millions of Europeans to support their work, health, learning and citizenship in innovative ways. The research found that social computing is reshaping work practices, as employees join communities of interest outside their organisations to improve their knowledge and skills. Social innovation enabled by social computing contributes to improved lifelong learning processes, business competitiveness, social inclusion and integration of immigrants, among others.

Sono informazioni che chi frequenta la Rete da qualche tempo forse aveva già intuito da sé,  ma che ora, strutturate in una ricerca scientifica e confortate da numeri di tutto rispetto, hanno maggiori speranze di conquistare l’attezione dei policymaker europei: ed è in primo luogo a loro che il rapporto si rivolge quando ricorda con insistenza che il “social computing si evolverà rapidamente sino a diventare una parte fondamentale della digital networked society”, e che favorirà (anzi, sta già favorendo) “nuove forme di partecipazione politica e civile” di cui i decisori del vecchio contintente dovranno assolutamente tenere conto.

Otto i “key findings” individuati dagli autori della ricerca:

  1. Il social computing è ormai un fenomeno mainstream che le aziende e i policymakers non possono più permettersi di ignorare.
  2. Il Social Computing rende l’utente più capace, (nel senso che mette a sua disposizione tecnologie potenti e semplici da usare per collaborare, creare contenuti, condividere e diffondere messaggi, ecc.)
  3. Il Social Computing può portare a nuove forme di digital divide, (banalmente, chi partecipa alla grande conversazione ne gode i benefici, chi non partecipa rischia di rimanere tagliato fuori anche da tutto il resto).
  4. Il Social Computing genera crescita e occupazione, (un nuovo e fiorente settore dell’industria porta sempre in dote nuovi posti di lavoro; che potrebbero essere anche di più se si affermassero modelli di business solidi e diversificati)
  5. Il Social computing sta cambiando profondamente alcuni settori dell’industria, (in alcuni casi contribuendo alla loro crisi, come per esempio avviene per i mainstream media,  mentre in altri, mettendo a disposizione delle aziende nuovi e potenti strumenti con cui gestire – all’interno – i processi di lavoro e – all’esterno – i rapporti con il cliente).
  6. L’Europa è indietro rispetto agli Stati Uniti nella fornitura e nello sviluppo di applicazioni per il  Social Computing, (traducendo: il meglio del web2.0 ancora nasce negli Stati Uniti).
  7. Il Social Computing ha le potenzialità per ridefinire il modo in cui gestiamo il lavoro, la salute e l’apprendimento, (i modelli collaborativi e gli strumenti che li supportano online cambiano in meglio il nostro modo di scambiare le informazioni, consentendoci di confrontarci con gli altri e ottenere risultati migliori).
  8. Il Social Computing crea nuove risorse da sfruttare per il raggiungimento di obiettivi comuni.

Per saperne di più:

– Consulta il rapporto “The impact of Social Computing on the EU Information Society and Economy

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