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Europa: l’online advertising è in crescita, il resto del settore pubblicitario arranca

Da IAB Italia mi forniscono gentilmente i dati relativi all’andamento del mercato dell’advertising online europeo che “continua a crescere nonostante la recessione”, confermando quanto mi aveva già anticipato il presidente Roberto Binaghi in un’intervista per l’Espresso.it.

L’analisi è aggiornata al dicembre 2009 e prende in considerazione 23 paesi, dai mercati più maturi ed evoluti dell’Europa Nord-Occidentale, a quelli emergenti di Sud e Est Europa. Russia, Bulgaria, Svizzera e Slovacchia sono state incluse nel rapporto 2009 per la prima volta.

Il tasso di crescita rilevato è pari al 4,5%, quindi di molto inferiore ai record di crescita registrati nel 2007 e 2008 (e pari rispettivamente al 40% e al 20%). Resta tuttavia il fatto che il comparto digital è l’unico a far registrare una crescita in tutto il settore pubblicitario.

Gli investimenti sull’ADV online nei 23 paesi oggetto della ricerca hanno un valore totale di 14,7 miliardi di Euro. Nello stesso periodo, il valore del solo mercato statunitense toccava invece i 16,3 miliardi di euro.

Resiste il search advertising, rallenta il display

iab - ad-spending by formaTGli investimenti sui motori di ricerca hanno confermato anche nel 2009 il trend positivo, con un aumento del 10,8%, dato molto consistente anche se inferiore a quello dello scorso anno (+26%).

Il Display advertising è invece sostanzialmente stabile (+0,3%), e ha subito una flessione in quasi tutti i mercati più maturi: -6% in Francia, -5% in UK e Svezia.

Quote di mercato e dimensioni

iab ad formats growthI sei maggiori mercati d’Europa, che rappresentano da soli il 76% dell’online advertising del vecchio continente, hanno tutti fatto registrare un dato in crescita, sebbene a una sola cifra: UK +4,6%, Francia +1,7%, Germania +5,2%, Olanda +1,9%, Spagna +7,7%, Italia +6,5%. Il tasso di crescita risulta più elevato in paesi come Italia e Spagna, che partivano però da una base di investimenti inferiore.

Di quelli analizzati, solo quattro mercati fanno registrare una crescita a doppia cifra: Polonia, Turchia, Austria e Grecia, tutte nazioni emergenti che partivano da un bassissimo livello di investimenti.

Nonostante il rallentamento, comunque, la quota dell’online advertising sul totale del mercato pubblicitario ha continuato a crescere in modo significativo in tutta Europa. Nel Regno Unito, internet detiene la fetta più grande e si attesta sul 30%, a seguire, i paesi Nordici (Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia), con una quota tra il 20% e il 25%. Francia e Germania sono invece in linea con la media Europea del 18-19%.

Il social computing diventa mainstream anche in Europa

E’ possibile quantificare e definire quali siano gli effetti che la diffusione degli strumenti di social networking e delle altre tecnologie ablitanti portate in dote dal web2.0 stanno avendo sul contesto europeo?

E’ quel che prova a fare uno studio  pubblicato a fine  novembre dall’Institute for Prospective Technological Studies (IPTS) e intitolato, significativamente, “The impact of Social Computing on the EU Information Society and Economy”. Leggendolo, il primo dato che emerge è che il 41% degli utenti Internet europei partecipano alla “grande conversazione” in atto frequentando social network, blogs, siti di foto e video sharing, prendendo parte a online multi-player games o usando piattaforme collaborative per la creazione e condivisione dei contenuti. Percentuale che sale al 64% se si considera la sola fascia d’età fino a 24 anni. In parole povere: il social computing (leggi anche web2.0) è diventato mainstream anche in Europa.

Nella premessa si legge:

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Digg alla conquista del mondo

Le notizie su Digg, arcinoto sito di “participatory news network”, sono sostanzialmente tre: la prima, e forse la più importante, è che l’azienda fondata da Kevin Rose ha raggranellato altri 28,7 milioni di dollari in finanziamenti. Una ventata di “freschezza” che si è subito tradotta nella ricerca di figure professionali per coprire nuovi posti di lavoro.

La seconda notizia è che voci insistenti danno Digg sul punto di espandere i propri servizi anche fuori dai confini statunitensi, da dove proviene circa la metà dei suoi abituali frequentatori. Se la cosa va in porto, potremmo presto veder nascere versioni localizzate del sito anche in vari paesi europei anche se, sono pronto a scommettere, non in Italia.

Infine la terza notizia, che in realtà è un “rumor”: secondo Om Malik, il buon Kevin Rose avrebbe venduto una grossa fetta delle sue azioni approfittando del momento particolarmente favorevole per la sua azienda per “monetizzare” il lavoro degli ultimi anni.

Traducendo, è probabile che un’altro giovane (e fortunato) imprenditore americano 2.0 si aggiri per la Rete con il portafogli rigonfio di soldi e la testa piena di idee per investirli, come per esempio è accaduto con Jason Calacanis.

Per conto mio ricordo che Rose, mentre facevamo due chiacchiere a Leweb3 l’anno scorso, aveva accennato a vari “and yet undisclosed” progetti cui stava lavorando. Ora sembrerebbe che abbia anche trovato i soldi per realizzarli.

Via The blog Herald