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Editori, nuovi modelli di business cercansi

Breve rassegna di news dal mondo dell’editoria planetaria in lotta per la propria sopravvivenza:

2010, l’anno degli e-reader
Secondo Pcworld, l’anno prossimo il decollo delle vendite sancirà finalmente il successo di pubblico per strumenti come Kindle (Amazon), Nook (Barnes & Noble) e la sempre più folta compagnia di loro competitor. Le ragioni sono poche e semplici: “il prezzo è finalmente giusto; sono facili da usare; la tecnologia è in continuo miglioramento; Google sta rendendo disponibili migliaia di libri da scaricare gratuitamente; usare questi oggetti è divertente e leggere fa bene”.

USA, gli editori lavorano all’iTunes delle news
Si vocifera (e la soffiata è del New York Times) che negli USA editori del calibro di Time Inc., CondeNast e Hearst stiano creando insieme un negozio online in stile iTunes, attraverso il quale vendere edizioni digitali (ma anche a stampa) delle loro riviste. Sarebbero previsti persino formati compatibili con cellulari come blackberry e iPhone e con i principali e-readers, segno che gli editori non vogliono proprio lasciare nulla di intentato per salvare la baracca.

L’Independent “le prova proprio tutte”:
Scrive Giuseppe Granieri:

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News online a pagamento, la rivoluzione può attendere

Mentre la stampa di tutto il mondo lotta alla ricerca di nuovi modelli di business, in Australia vacillano persino le certezze del magnate Rupert Murdoch. La notizia è sulla bocca di tutti: dopo aver annunciato che entro un anno tutte le sue testate online avrebbero presto iniziato a diffondere solo contenuti a pagamento, ora veniamo a sapere dalle sue stesse parole che la piccola “rivoluzione” potrebbe slittare avanti nel tempo. Di quanto, non è dato sapere con certezza.

Visto che non capita spesso di vedere il tycoon australiano vacillare nelle proprie ferree convinzioni, l’evento merita un pizzico di approfondimento.

Tutto ha inizio lo scorso agosto, quando Murdoch annuncia al mondo la sua intenzione di rendere a pagamento tutti i siti d’informazione di sua proprietà entro l’estate successiva. Considerando l’estensione e l’influenza del suo impero mediatico, le sue affermazioni risuonano subito come una cannonata in tutto il settore. Riportava all’epoca il Guardian:

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