Sempre più pigri, lenti, svogliati gli esseri umani si avviano inesorabilmente verso l’immobilità, prigionieri di una vita sedentaria apparentemente senza via d’uscita. A poco serve sapere che “il nostro corpo è ‘progettato’ per fare almeno trenta chilometri al giorno”, come ricorda Nerio Alessandri, presidente e fondatore di Technogym. “La verità è che negli ultimi cento anni siamo passati d a 30 a 15 chilometri giornalieri; negli ultimi venti anni da 15 a un solo chilometro e, infine, negli ultimi tre anni, da 1 a meno di 0,5″. Può andare peggio di così? Pare di sì: “Se non si inverte la tendenza, presto saremo sotto una media di 300 metri al giorno”.
Muoversi è dunque la parola d’ordine perché “sotto il profilo mentale e metabolico il corpo soffre terribilmente la sedentarietà. È come tenere una macchina sempre in garage: si sgonfiano le gomme, si scarica la batteria, arriva la ruggine. Ma c’è modo e modo: spesso chi fa attività fisica la vive come un evento isolato nella giornata, come un compito più o meno ingrato a cui sottoporsi per curare il proprio aspetto. Il sacrificio rituale da compiere in nome dell’apparire. Ed è l’approccio più sbagliato possibile”.
Lasciamo perdere gli sportivi di professione, che fanno conto a parte: quello che serve per tutti gli altri è uno stile di vita diverso, fatto di piccole scelte solo apparentemente ovvie, oltre che di esercizi e attività fisica mirati fuori e dentro la palestra. Un costante impegno a interrompere la sedentarietà con tanti piccoli gesti che si rende necessario perché – come confermano a più riprese studi medici di ogni genere – di sedentarietà si muore.
L’ultimo memento mori arriva dall’Australia, e più precisamente dall’Università di Sydney, dove un gruppo di ricerca ha interrogato circa 200 mila persone con età media di 45 anni fra il 2006 e il 2008 per poi concludere che – senza troppa sorpresa – restare seduti a lungo fa male ai vasi sanguigni e al metabolismo. Bella scoperta, direte voi. Il problema è quanto male: secondo il coordinatore della ricerca Hidde van der Ploeg, le persone che restano sedute più di 11 ore al giorno hanno il 40 per cento di possibilità in più di morire entro tre anni rispetto a coloro che restano seduti per meno di 4 ore. C’è poco da stare allegri. E molto da cambiare nelle nostre abitudini.
Ben venga dunque una nuova filosofia del movimento. Ognuno può chiamarla come preferisce. Alessandri nel ‘91 l’ha battezzata Wellness coniando un termine intorno a cui – da buon imprenditore – ha costruito una multinazionale presente in cento paesi, con 25 milioni di persone che ogni giorno si allenano grazie a 52 mila istallazioni fra Tapis roulant, cyclette, stepper e quant’altro
Non male per uno che ha cominciato in un garage nel 1983, quando a 22 anni progettava e costruiva con le proprie mani le prime macchine da allenamento (la seconda, chiamata Unica, è ancora tra le più vendute del marchio).
“Non avevo telefono – racconta il presidente di Technogym – e per gestire gli ordini in parte ricevevo chiamate a casa di un parente, in parte mi chiudevo in una cabina telefonica pubblica con intere sacche di gettoni al seguito”.
Startupper ante litteram, oggi Alessandri guida un’azienda italiana con la maggior parte del fatturato all’estero e con 2500 dipendenti, 200 dei quali impegnati in ricerca e sviluppo. Che da 5 olimpiadi è fornitrice esclusiva dei Giochi, “straordinario banco di prova con la crema dello sport mondiale”. E che fa soldi promuovendo uno stile vita sano da cui tutti traggono giovamento: “Lo Stato, perché spende meno in Sanità, le aziende perché dipendenti più sani lavorano meglio e sono più creativi, e ovviamente le persone, che stanno meglio e sono più felici”.
E se l’attività fisica non deve essere un fatto episodico ma uno stile di vita, ecco che nuove opportunità di business: necessario seguire l’utente ovunque esso vada e motivarlo passo dopo passo a fare scelte salutari, come camminare o fare una rampa di scale invece che prendere l’ascensore. Per far ciò Technogym, ha da qualche tempo messo sul mercato la MyWellness key, un dispositivo che ti segue ovunque e misura la tua attività grazie a un accelerometro controllato da un software dedicato. “La chiave è un ‘motivatore’: per i primi 5 giorni ti dà un obiettivo e ti studia, mentre dal sesto giorno inizia a darti compiti coerenti con il tuo stile di vita – spiega Alessandri – Se sei sportivo ti spinge ad allenarti, se sei sedentario ti stimola a muoverti”. Alla fine della giornata, l’utente vede su un display quanto ha completato del suo obiettivo, e poi può caricare i risultati sul sito MyWellness.com, dove ha un profilo che riassume ogni sua attività e gli consente di fare un bilancio.
Niente social networking o integrazione con piattaforme online dedicate? “Entro la fine dell’anno provvederemo anche a quello”, anticipa Nerio Alessandri, confermando come l’aspetto del confronto e della condivisione online sia sempre più importante nell’esperienza quotidiana delle persone.
Anche quando devono mantenersi in forma.
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nota: Questa intervista con Nerio Alessandri, Presidente Technogym, è stata realizzata per Wired.it e originariamente pubblicata qui. Aggiungo in questo post un’integrazione: quando nel 2008 intervistai Tim O’Reilly per il IlSole24ore, l’editore americano mi raccontò la storia di come era diventato uno dei Web Evangelist più noti al mondo. Ripescando dal mio archivio:
«Nel 1992 assumemmo un nuovo responsabile pr per il lancio del libro “The Whole Internet User’s Guide & Catalog”. Al tempo, fu proprio lui a spiegarmi – racconta O’Reilly – il principio fondamentale per cui le persone non si interessano ai libri, ma alle idee e che quindi dovevamo lavorare per vendere quest’ultime». Così facendo, la vendita dei libri, ovvero del supporto cartaceo a quelle stesse idee, si sarebbe quasi trasformato in qualcosa di molto simile ad un benefico “effetto collaterale” dell’essere “opinion leader” del settore.
Ha funzionato? Due elementi a sostegno del sì: in primo luogo, il libro “The Whole Internet User’s Guide & Catalog” ebbe un enorme successo, fu il primo testo su Internet a diventare popolare e venne presto indicato dalla dalla New York Public Library come uno delle pubblicazioni più significative del 20esimo secolo. In secondo luogo che Tim O’Reilly è diventato negli anni uno dei più accreditati divulgatori della Rete nonché un editore di grande successo.
E’ il marketing delle idee. Riporto questo passaggio perché, parlando con Alessandri, mi sono reso conto che in qualche modo lui ha fatto qualcosa di simile: non ha semplicemente lavorato per vendere macchine e strumenti da allenamento, ma fin dall’inizio ha investito su un’idea, quella della “Wellness”, dove l’uso dei macchinari è solo una parte (per quanto importante) della ricetta per vivere meglio.
Un buon insegnamento per tutti.