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Il paradosso della politica italiana in SL

La settimana scorsa vi raccontavo che la Regione Toscana ha acquistato un’isola su Second Life per aprirvi un e-shop e disseminarvi riproduzioni digitali di monumenti e opere d’arte. Il post ha generato alcuni commenti interessanti: mentre Mario Riccardo Innocenti sperava addirittura che la notizia non fosse vera, Stefano Vitta vedeva al contrario “in SL una nuova frontiera per lo sviluppo del web interattivo”. Più dura Barbara, secondo la quale i nostri amministratori “hanno trovato un nuovo modo per buttare alle ortiche denaro pubblico andando appresso alle mode del momento invece di produrre idee nuove o perlomeno utili”. Le fa eco Pier Luca che sottolinea come, banalmente, bastasse “leggersi il rapporto e-family per decidere di investire in altro modo”. Per conto mio credo che operazioni come queste siano difficili da giudicare: si può bollarle come pura propaganda o accettarle come un’inattesa e gradita apertura delle istituzioni italiane alle nuove tecnologie e, in entrambi i casi, avere tutto sommato ragione. Determinante mi sembra invece il giudizio, o il pregiudizio, che si nutre nei confronti di chi promuove l’ennesima iniziativa su Second Life. In parole povere, più o meno tutte le iniziative promosse dai nostri politici nell’universo di Linden Lab o altrove, indipendentemente dal loro valore specifico, paradossalmente verranno sempre e impietosamente stroncate. Il che alla lunga potrebbe essere un ostacolo all’innovazione. Voi che ne pensate?

Presenzialismi targati Second Life

Diciamo che non sono entusiasta di questa corsa a Second Life che coinvolge personaggi ed entità di ogni genere, recentemente anche e sopratutto istituzionali, persino italiane. Volevo spiegare perchè, ma Suzukimaruti lo ha fatto prima di me e così bene da meritare una citazione e un link:

“Giuro che fatico a capire cosa serva una sede della Regione Toscana in Second Life. Il timore è che non serva ad una sana mazza: si fa vetrina, ci si va sopra, si comunica al mondo che si è “moderni” e ci si gode lo spettacolo. L’impressione che ci cavo è che attualmente “esserci su Second Life” di fatto è un fine e non un mezzo per fare qualcosa di più”.

via

Second Life: dopo Di Pietro, arriva anche D’Alema

Prima il ministro Di Pietro promette di clonare in Second Life l’intera Italia dei Valori. Ora anche il ministro degli Esteri Massimo D’Alema muove i primi passi virtuali nell’universo creato da Linden Lab aprendo “in via sperimentale, un Istituto Italiano di Cultura”. Avete capito bene: da ieri Second Life ospita il “primo centro di promozione culturale nazionale che vede la luce sul web, nel cuore di una complessa realtà culturale internazionale in costante cambiamento.”

Ora, qualcuno si compiacerà del fatto che la politica italiana si sia accorta del fenomeno Second Life nonché delle implicazioni socio-culturali che il suo crescente successo di pubblico suggerisce. Altri biasimeranno questa perdita di tempo e risorse, bollandola non senza ragione come presenzialismo da “furbetti” in cerca di visibilità a basso costo. Personalmente non posso che notare e sottolineare l’amara ironia sottesa alla presenza della classe politica italiana nel mondo fittizzio (e schizofrenico) di Linden Lab.

Per saperne di più:

– Il comunicato stampa del Ministero degli Affari Esteri

(Via Mantellini)

Tg Neapolis riporta le critiche a Italia.it

Poco fa Tg Neapolis, la rubrica di Rai 3 che racconta “come cambia la comunicazione nell’era delle nuove tecnologie” ma ha un sito incompatibile con firefox, ha parlato finalmente del portale Italia.it. La redazione ha dunque deciso di sfondare il muro di gomma che finora ha separato gli utenti della rete, protagonisti di una tuonante rivolta contro il “portale della vergogna”, dai media tradizionali, che hanno ignorato sistematicamente la pessima accoglienza riservata al “mostro” da 40 milioni di euro. Da notare che la redazione del tg ha comunque tentato di salvare capra e cavoli definendo Italia.it un portale “pur ricco di immagini e servizi”, attaccato dagli utenti della rete soprattutto “perchè costato troppo”. Peccato non sia un mero problema di soldi, ma anche e soprattutto di inadeguatezza progettuale che investe tutti gli aspetti del portale, compreso l’incomprensibile logo. Leggere per credere.

Second Life, apre lo store di Mercedes-Benz

Esco, faccio due passi a piedi, entro in una concessionaria Mercedes-Benz. C’è un’automobile che mi piace più delle altre; ci penso e mi dico: perchè no? La provo, è quella che volevo. La compro e ci torno a casa.

Ho vinto alla lotteria? Sto sognando? No. Più semplicemente sono in Second Life, dove anche la casa automobilistica teutonica (dopo Nissan, Scion e Pontiac) ha infine deciso di aprire un virtual store che inaugura oggi, 20 febbraio, con tanto di concerto e addetto stampa virtuale. Insomma, anche Mercedes sembra aver capito che entrare oggi in Second Life per un’azienda significa ottenere un forte ritorno di immagine spendendo una cifra tutto sommato modesta, specie se paragonata ad un’equivalente campagna pubblicitaria tradizionale. E non basta: per accompagnare i primi, incerti passi dei propri compassati clienti dentro il mondo vistuale di Linden Lab, Mercedes ha addirittura inaugurato un proprio blog dedicato a Second Life. Tanto di cappello.

Steve Jobs chiama, la rete risponde. In massa

Se il fondatore di Apple e l’artefice del suo salvataggio in extremis, l’uomo grazie al quale scaricare mp3 legalmente dalla rete è ormai un’abitudine per milioni di persone, prende la parola e parla di Digital Right Management, il fatto costituisce già di per sè un evento. Se poi lo fa per dire che, in sostanza, abolirebbe volentieri i DRM qualora le major glielo consentissero, forse siamo addirittura di fronte ad un momento storico. Cosa dice nel dettaglio il CEO Apple potete scoprirlo leggendo direttamente la sua lettera aperta o, nel caso vi faccia comodo, questa summary di Punto-Informatico. Dal canto mio faccio semplicemente notare quale pletora di reazioni abbia determinato l’intervento di Jobs in poco più di 24 ore dalla sua pubblicazione sul sito ufficiale dell’azienda. Il numero di risposte suscitato dal vecchio mago della comunicazione ha dell’incredibile.

Contrordine: “iPhone” non è “iPhone”

Giovedì scorso lo scarno annuncio: “Gizmodo Knows: iPhone Will Be Announced On Monday”. Oggi la nuda verità: l’iPhone c’è, ma non è quello targato Apple che molti si aspettavano. Si tratta invece di un semplice wireless IP phone prodotto da Linksys (Cisco) e compatibile con Skype. Insomma, una diabolica (e forse geniale) bufala messa in piedi da Brian Lam di Gizmodo, che ha giocato con le aspettative di pubblico ed esperti nei confronti della casa di Cupertino. Risultato: molto rumore per nulla, (più di) qualche lettore infuriato e tanta pubblicità (non sempre positiva) per Gizmodo, con l’editor che ora si dà un tono e riflette su cosa sarà del futuro cellulare Apple (ammesso che veda mai la luce) senza il trademark iPhone, peraltro di proprietà della Cisco dal lontano 1996.

Per conto mio, resto con il dubbio che Brian possa aver preso una cantonata epocale ed ora stia disperatamente cercando di salvare la faccia in zona Cesarini. Voi che ne pensate?

Il mezzo di comunicazione più efficace

Chi ci segue da tempo ha ormai imparato a conoscere Jonathan Schwartz e sa anche perchè il Ceo di Sun Microsystem rappresenta secondo noi il modello del CEO bogger. Bene: in queste ore circola in internet l’ennesima intervista rilasciata questa volta all’Associated Press e nella quale Schwartz fa il punto rispetto alla sua attività di corporate blogger: “Il blog è divenuto il singolo mezzo di comunicazione più efficace per dialogare con il nostro pubblico di riferimento – sviluppatori, media, analisti e azionisti. Quando vado a cena con un key analyst di Wall Street o un investitore europeo e chiedo loro se leggono il mio blog, nella stragrande maggioranza dei casi essi rispondono di sì”.

Per saperne di più:
– The Mercury News: “Sun CEO among the few chiefs who blog