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Gli Angry Birds volano sempre più alto

Ieri l’annuncio ufficiale: Angry Birds, il mobile game creato da Rovio e lanciato solo due anni fa, ha raggiunto e superato quota 500 milioni di downloads. Nessun altro titolo aveva mai visto numeri simili prima.

Mi sembra una buona occasione per rispolverare l’intervista realizzata a Berlino per L’Espresso con Peter Vesterbacka, Chief Marketing Officer di Rovio, dove il CMO descrive anche il percorso lungo e spesso accidentato con cui la sua azienda è arrivata al successo planetario.

Eccone l’incipit:

‘Così vi ho drogato di Angry Birds’
Più di cento milioni di app vendute. Dieci milioni di giocatori al giorno. Per degli uccelli grassi da buttare contro degli stupidi maiali. Per molti, è quasi una dipendenza. Parla il capo del marketing dell’azienda che li ha lanciati

Sono gli animali “sul piede di guerra” più famosi al mondo. Sono i volatili e i suini creati dalla Rovio, azienda finlandese specializzata nello sviluppo di videogiochi che, pur essendo sul mercato dal 2003, solo di recente ha conosciuto un notevole successo di pubblico. Merito dei molti utenti che hanno fatto e fanno a gara per scaricare sui loro smartphone e tablet “Angry Birds”, titolo caratterizzato da una dinamica di gioco tanto semplice quanto geniale.

Lo scopo del gioco è – per chi ancora non lo conoscesse – lanciare con la fionda degli uccelli visibilmente sovrappeso contro dei maiali verdi, nell’intento di spazzare via questi ultimi per recuperare delle uova. Si gioca con un dito, la grafica è accattivante e gira sui principali terminali touch in commercio (come l’iPhone, l’iPad e gli smartphone equipaggiati con Google Android) oltre che su web browser come Chrome.

Un fenomeno planetario che, come sostengono neanche troppo scherzosamente molti utenti, finisce con il creare una sorta di dipendenza in chi lo usa; ma anche il sintomo di come il mercato dei videogiochi stia rapidamente mutando e, complice la crescente diffusione di device con interfaccia touch, oggi riesca a raggiungere un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo, confermandosi come una delle industrie più floride nello spesso dissestato panorama economico mondiale. Industria che vanta tra i suoi player nuovi arrivati dal successo bruciante come Zynga, azienda di San Francisco specializzata nello sviluppo di giochi per browser Internet e piattaforme di social networking come Facebook.

Per capire come e perché ciò stia avvenendo, abbiamo rivolto alcune domande a Peter Vesterbacka, che per Rovio svolge il ruolo di Chief Marketing Officer, incontrato a Berlino durante la Next Conference 2011. «A dodici mesi dal lancio», racconta «avevamo già raggiunto i 50 milioni di download. Era dicembre 2010: a gennaio eravamo già a 75 milioni, a marzo 100 milioni. A questo bisogna aggiungere che abbiamo oltre 50 milioni di utenti attivi ogni mese e più di 10 milioni di utenti attivi al giorno».

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“I dati personali sono il nuovo petrolio”

big_bangLa settimana scorsa ho partecipato alla Next Conference 2011 di Berlino, quinta edizione di un evento sempre più interessante e ricco di spunti, quest’anno dedicato al Data Love: come spiegano gli stessi organizzatori,

Data is the resource for the digital value creation and fuel for the economy. Today, data is what electricity has been for the industrial age. Business developers, marketing experts and agency managers are faced with the challenge to create new applications out of the ever-growing data stream with added value for the consumer. In our data-driven economy, the consumer is in the focus point of consideration. Because his behaviour determines who wins, what lasts and what will be sold. Data is the crucial driver to develop relevant products and services for the consumer.

Molti i filoni di approfondimento che hanno animato un evento organizzato con infallibile precisione teutonica. Per conto mio, prima ho intervistato per L’Espresso Peter Vesterbacka di Rovio, azienda creatrice di “Angrybirds”; poi ho scelto di seguire e approfondire il tema relativo al mare magnum di dati personali presenti online e di come da essi dipenda un’intera economia, oltre che lo sviluppo di servizi innovativi che possono letteralmente cambiare il nostro modo di vivere. Ne ho parlato con Andrew Keen (cui va attribuita la citazione nel titolo di questo post), Euro Beinat, Fabio Sergio e Johan Staël von Holstein.

Il risultato è un pezzo pubblicato oggi su Nova24 a pagina 5, intitolato “Il controllo è sotto controllo?” e parte dello speciale “Il Big Bang dei dati”, peraltro già disponile online.

Eccone l’incipit

«L’enorme massa di dati personali che ogni giorno gli utenti riversano in rete è il nuovo petrolio». A parlare è Andrew Keen, imprenditore e scrittore angloamericano noto in rete per le sue posizioni critiche nei confronti della Web2.0, intervenuto dal palco della Next Conference 2011 di Berlino. «Ogni azienda – ha affermato –, da Linkedin a Facebook, da Foursquare a Twitter, dipende da noi e dai dati che decidiamo di condividere».
Secondo Keen, è necessario che gli utenti della rete comprendano il valore dei loro dati e ne recuperino il controllo.

Continua a leggere “Il controllo è sotto controllo?” sul il IlSole24ore.com

Il fenomeno Angry Birds raccontato da Peter Vesterbacka, CMO Rovio

Next11 - BerlinOggi sul sito de L’Espresso trovate una mia breve intervista con Peter Vesterbacka, Chief marketing Officer (anzi Mighty Eagle) di Rovio, l’azienda che ha creato il gioco best seller “Angry Birds“. L’ho incontrato ieri a Berlino, durante la Next Conference 2011, e tra le domande cui ha risposto una mi sembra particolarmente interessante:

Quanti tentativi sono andati a vuoto prima di arrivare al successo?
«Rovio ha iniziato a produrre videogiochi nel 2003: da allora abbiamo sviluppato 51 titoli prima di Angry Birds, che di fatto è il 52°. Insomma, ci è voluto un po’. Alcuni dei giochi che abbiamo sviluppato in passato hanno in effetti avuto successo, ma si trattava di lavori su commissione eseguiti per clienti come Electronic Arts (EA) o Nokia, e quindi con una ricaduta minima o nulla per noi come azienda, e questo nonostante ne siano state vendute milioni di copie. “Angry Birds” invece è una creatura che ci appartiene interamente e il cui successo è finalmente nostro».

Sette anni di lavoro prima di “sfondare”. Un successo planetario per un’azienda finlandese, quindi Europea, quindi non troppo lontana da noi.

Pensateci

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(photo: Luca Sartoni)

PS: Se vi interessa, a breve pubblicherò anche il podcast in inglese dell’intervista.