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Il “co-marketing parassitario” di Sel, la pronta e schietta risposta di Vendola

UPDATE: Intanto c’è chi in rete come quelli di Quink che ha preso la palla al balzo è sta reinterpretando l’errore con discreto successo, inventando il neologismo “SELcrologio”. Da notare che ho trovato questo post su Facebook grazie a una condivisione di Dino Amenduni, che di Vendola cura la comunicazione sui Social Media e che intelligentemente non si nasconde dietro a un dito. Qui altre interpretazioni con Bongiorno, Jackson, Osama bin Laden e altri ancora

Volevo scrivere un post sull’incredibile errore di comunicazione che sta radendo al suolo l’immagine di Sinistra Ecologia e Libertà – arrivato in rete grazie ad una segnalazione di Frankie HI-NRG – ma vedo che mi ha preceduto Enrico e che lo ha fatto alla grande.

Quindi non posso che rilanciare:

– è una campagna fuori tempo massimo: se arrivi con i manifesti funebri 4 giorni dopo che il de cuius è morto hai sbagliato tutto. E non riesci a profittare dell’effetto “tutti piangono, buttiamoci nella mischia”, perché ormai il lutto è stato elaborato e stiamo tutti aspettando iOS 5.

– è la classica campagna parassita, in cui si cerca neanche troppo sottilmente (vedi il visual imbarazzante in cui hanno incollato alla meglio il logo di Sinistra e Libertà nelle Mela) un’associazione tra marchi, sperando che la gente faccia uno più uno. E che magari pensi che Vendola è lo Steve Jobs della politica. Verrebbe voglia di augurarglielo.

– è una campagna contraddittoria in termini tecnologici: Sinistra Ecologia e Libertà ha in programma il supporto e la diffusione del software libero e open source e celebra uno dei paladini della massima chiusura, per fini economici e paternalistici/censori, dei sistemi.

Continua a leggere sul blog di Enrico Sola

Intanto Nichi Vendola su Facebook ha già risposto, dimostrando ancora una volta quanto forte sia il suo presidio della rete (l’enfasi l’ho aggiunta io).

Il genio di Steve Jobs ha cambiato in modo radicale, con le sue invenzioni, il rapporto tra tecnologia e vita quotidiana. Tuttavia fare del simbolo della sua azienda multinazionale – per noi che ci battiamo per il software libero – un’icona della sinistra, mi pare frutto di un abbaglio. Penso che il manifesto della federazione romana di SEL, al netto del cordoglio per la scomparsa di un protagonista del nostro tempo, sia davvero un incidente di percorso. Incidente tanto più increscioso in quanto proprio in questi giorni nella mia regione stiamo per approvare una legge che, favorendo lo sviluppo e l’utilizzo del software libero segna in modo netto la nostra scelta.

 

Ho letto solo pochi commenti alla nota, ma le reazioni sembrano premiare la sincerità e coerenza di Vendola, che sembrerebbe quindi recuperare rapidamente il tonfo dei suoi supporters romani.

Informazione di qualità

Diceva De Benedetti qualche tempo fa:

“L’accesso gratuito va bene per il flusso delle informazioni, e rappresenta un’opportunità straordinaria offerta da internet. Ma l’informazione che approfondisce, che spiega e fa comprendere, che verifica le fonti e contestualizza, è un informazione che costa e che, come tale, deve essere difesa”.

Ottimo. Adesso guardate l’occhiello di questo pezzo presente mentre scrivo nella home di Repubblica e ditemi quanti e quali errori riuscite a trovare:

repubblica - novi ligure - errori

USA, i pessimi blog dell’Association of National Advertisers

Da ben tre anni l’americana Association of National Advertisers (ANA, 400 aziende che gestiscono in totale 9mila brand), presidia (a modo suo) la blogosfera.

Inizialmente c’era solo un blog, ANA Marketing Musings, edito dal CEO Bob Liodice in persona, poi l’iniziativa deve aver preso la mano ai responsabili dell’associazione che, ebbri della prima esperienza, hanno pensato bene di aprirne altri due: l’ANA Regulatory Rumblings, edito dall’Executive Vice President Dan Jaffe, e il blog multiautore ANA Marketing Maestros.

A conti fatti, tale scelta mi appare difficilmente comprensibile: se infatti lo scopo dichiarato era avviare una costruttiva conversazione con opinion leader e stakeholder, quel “deserto dei tartari” che sono i commenti dei tre blog sarebbe dovuto bastare a chiunque per capire che l’operazione era andata a buca.

Non ai dirigenti dell’ANA, evidentemente, che preferiscono continuare a farsi del male. Vediamo perché:
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La verità sul rapporto tra aziende e social networks

Come chi si sveglia di colpo da un incubo nel pieno della notte, molte aziende nel mondo hanno improvvisamente scoperto ed imparato a temere i social network.

Superato lo choc, un numero crescente di loro ha anche iniziato ad investire qualche spicciolo nel tentativo di farsi amici coloro che non potevano battere e fare community intorno al proprio brand o a un prodotto specifico. Qualcuno ci è persino riuscito ma, almeno secondo l’ultima ricerca pubblicata dalla Deloitte, in media i risultati sono ancora deludenti.

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