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IT industry, il 2009 è già un anno da dimenticare

Nel 2009 l’IT industry vedrà peggiorare i già deludenti risultati del 2008, dove la crescita si è attestata intorno al 4 per cento.

L’ennesima pessima notizia emerge da un rapporto appena pubblicato dalla Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD), secondo cui la crisi che da mesi funesta tutti i mercati del pianeta influenzerà pesantemente anche la (un tempo florida) internet economy nell’anno a venire.

A subire la peggio sarà il mercato dei seminconduttori, già indebolito da una crescita nel 2008 pari al 2,2 per cento e destinato a contrarsi nei prossimi 12 mesi di circa 6 punti percentuale.

E mentre da ogni parte del mondo provengono segnali deprimenti rispetto al prossimo futuro, una notizia in controtendenza: in Cina, dove il rallentamento dell’economia c’è stato e tuttavia il mercato sembrea essere ancora vitale, il portale Sina.com ha acquisito l’agenzia pubblicitaria Focus Media per ben un miliardo di dollari.

Nanopublishing, Denton sopprime Valleywag

Con la notizia della chiusura di Valleywag, blog al vetriolo (parte di Gawker Media) specializzato nel gossip della Silicon Valley, la domanda sorge spontanea: l’età dell’oro del nanopublishing statunitense è finita?

Difficile rispondere. Certo, i tempi di gozzoviglio in cui un Jason Calacanis vendeva il suo blognetwork ad Aol per 25 milioni di dollari sembrano ora distanti ere geologiche.

Nick Denton, che di Gawker Media è il capo assoluto, non è nuovo al lancio di inquietanti segnali d’allarme rispetto allo stato e al futuro del nanopublishing business: lo scorso luglio, ad esempio, l’imprenditore aveva tagliato i compensi dei suoi blogger mentre in aprile aveva venduto tre dei suoi blog minori, ovvero Idolator, Gridskipper, e Wonkette.

Il perché dietro la chiusura di Valleywag è presto spiegato: secondo il chief editor Paul Boutin il traffico del blog “isn’t enough to pay for two writers, even with Ketel One ads on every page”, mentre secondo quanto afferma lo stesso Denton, il mercato della della pubblicità online si ridurrà presto di un devastante 40 per cento (qualcuno avverta Layla Pavone). Abbastanza per indurre l’imprenditore americano a tirare (forte) la cinghia prima che la carestia metta in ginocchio la sua azienda.

Ora non resta che scoprire se anche il nanopublishing nostrano si stia avviando verso la tempesta prevista dal capo di Gawker. Se così sarà, qui in Italia conosceremo la recessione dopo aver saltato a pié pari l’età dell’oro.

Danno e beffa.

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Sequoia Capital “Presentation of Doom”

Durante la nostra intervista a Berlino, Tim O’Reilly ironizzava con me su come Sequoia Capital prima non avesse visto arrivare una crisi economica i cui segnali erano individuabili già da almeno un anno e mezzo; poi si era fatta prendere dal panico gridando improvvisamente alla catastrofe.

Il “grido” in questione altro non è che un documento di 56 slide già soprannominato “presentation of doom”, originariamente preparato per il CEO di Sequoia e poi divenuto di dominio pubblico.

Nel caso ve lo siate perso, merita cinque minuti della vostra preziosa attenzione:

LinkedIn manda a casa il 10% dei dipendenti

Anche LinkedIn, social network professionale che raccoglie oltre 30 milioni di professionisti sparsi in tutto il mondo, “tira la cinghia” ed effettua tagli al personale. Vanno infatti a casa 36 dipendenti su 370, vale a dire circa il 10 per cento della forza lavoro impiegata.

Una scelta dettata – riferisce Techcrunch – dalle pressioni che l’onnipresente Sequoia Capital, principale finanziatore di LinkedIn, ha esercitato ed esercita affinché si riducano al minimo i costi di gestione.

Vista da questa parte dell’oceano, e sopratutto da questo inaffidabile Paese, tale operazione di consolidamento colpisce soprattutto perché arriva subito dopo una raccolta fondi che ha riversato 22,7 milioni di dolari nelle casse di LinkedIn, denaro che si somma ai 53 milioni di dollari raccolti solo lo scorso giugno e che contribuisce a stabilire il valore dell’azienda intorno al miliardo di dollari.

Non abbastanza, evidentemente, per dissuadere i finanziatori dall’applicare una severa politica di consolidamento del business finalizzata a contrastare la tempesta che sferza tutti i mercati del pianeta.

Una lezione che qui da noi più di qualcuno farebbe bene ad imparare.

Video-intervista con Tim O’Reilly

Oggi su Nova24-IlSole24Ore, a pagina 7, è disponibile una mia intervista con Tim O’Reilly, fondatore e CEO dell’omonima casa editrice statunitense O’Reilly Media.

Oltre all’articolo, esiste un video dell’intervista (in inglese) realizzato con il prezioso contributo tecnico di IntrudersTV Italia e che trovate dopo il “Continua a leggere”.

Nove domande rivolte ad uno dei più autorevoli “internet guru” per capire come la crisi economica in atto stia impattando l’ecosistema del web 2.0; perché le aziende dovrebbero fare propria “l’intelligenza collettiva” insita nella nuova Rete; quale destino attende l’editoria tradizionale schiacciata dai nuovi media; quale sarà “the next big thing” e, ovviamente, per chiedere una definizione aggiornata al 2008 del termine “Web2.0” a colui che lo ha coniato ormai cinque anni fa.

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Mike Butcher (Techcrunch) commenta la crisi tra Associated Press e bloggers

Come forse molti di voi già sanno, l’americana Associated Press ha recentemente dichiarato guerra alla Rete minacciando di denunciare (e in alcuni casi denunciando) chiunque citi più di quattro parole dai suoi contenuti senza pagare per i diritti.

Nel farlo, la potente AP ha anche fornito tanto di tabella con prezzi e costi variabili a seconda dell’ampiezza e del contesto in cui avviene la citazione.

La reazione della Rete, blogger in testa, è stata (ovviamente) di condanna immediata ed unanime. Una vera e propria rivolta guidata dall’autorevole e seguitissimo blog americano Techcrunch che, rendendo pan per focaccia alla AP, ha subito eliminato qualsiasi link a contenuti dell’agenzia di stampa internazionale dalle sue (trafficatissime) pagine invitando i blogger a fare altrettanto.

Durante l’evento Techgarage, ho incontrato a Roma l’editor di Techcrunch UK Mike Butcher al quale ho chiesto un riepilogo della situazione nonché il suo personale giudizio sull’intera faccenda. La sua risposta (in inglese) la trovate chiara e graffiante nel breve video visibile di seguito cliccando su “Continua”.

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