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Being a “web guru” the italian way

How it is:

Choose a topic, find out what the crowd is thinking, say the opposite, be annoyed and arrogant, criticize, never suggest solutions.

How it should be IMHO:

join the conversation, listen, learn, be proactive, be passionate, suggest solutions, tell the story, spread the love, keep searching, keep learning.

And stay humble, for God’s sake!

Come fare di Facebook la vostra sala stampa online

facebook-logoDalle pagine di Mashable, il social media consultant Josh Peter condivide (in inglese) una breve ma utile guida su come trasformare la Fan Page di Facebook in un’efficiente sala stampa online.

Facebook Fan Pages are perfectly suited for use as company newsrooms because they have a low barrier of entry, high visibility, numerous customization and automation options, and can be put together in an afternoon. A Fan Page can be more engaging and informative than most newsrooms out there, or it can act as an information portal that redirects customers to other, more engaging product Fan Pages.

Continua a leggere su Mashable …

Cinque ragioni per cui un corporate blog fallisce

Brutalmente e senza tante cerimonie, mi sembra il caso di ribadire le 5 ragioni per le quali un corporate blog fallisce così come escono (inglese) dalla penna di Lee Odden (Online Marketing Blog).

No clear objectives. With all the buzz and promise of increased search engine visibility, improved customer communications and PR, many companies task their IT group to “set up a blog” without ever planning exactly what the key objectives are. […]The key is to identify the objectives for the corporate blog, get key metrics identified and create a content creation and promotion plan consistent with reaching those goals.

Unrealistic expectations and resource allocation. Blogging is work, no doubt about it. Not everyone is a natural blog writer and community builder. A successful business blog puts a personality on the company and both listens and responds to the community. Expecting a blog to be a silver bullet purely based on the SEO friendliness of blog software for example, is as shortsighted as expecting on-page SEO alone to solve a web site’s search engine ranking problems. […] If a company is going to start a blog, they should plan for success rather than treating it like a crapshoot. Commit or go home.

Not sourcing content for the long term. One of the most common reasons business blogs lack content or posting frequency is a combination of not participating in the blogging community conversation and not identifying content sources. Keyword researched blog categories can serve as a sort of editorial guide on what to write about as well as identifying a mix of post types to be written on a regular basis. […]Companies would also do well to identify multiple people to write for the company blog so no one person is tasked with too much.

No feedback mechanisms. Comments and trackbacks are a big part of why blogs are different than web sites. However, many business blogs don’t allow comments because they fear the time/expense of staffing required to handle them. They also fear what readers might say. Comments are a goal not a liability. Feedback from readers, good and bad creates a conversation that includes the company. The conversation is already happening elsewhere, why not have it in your own backyard?

Do it yourself syndrome. Companies can setup blogs themselves quite easily, but judging by the number of “dead” blogs out there, it’s a very different thing to setup a blog than to start a blog and be successful with it. As with any potentially complicated and lucrative venture, anticipating all the contingencies and dependencies is near impossible unless it’s been done before.

So cosa state pensando: vi domandate perché diciamo tutti più o meno le stesse cose. La risposta – suggerisco io – potrebbe essere che, semplicemente, sono vere.

Corporate blog, i consumatori si fidano poco

Mi spiace ammetterlo, ma me lo aspettavo: secondo l’ultima ricerca pubblicata da Forrester Research, solo un consumatore su sei crede ai corporate blog, pari a un misero 16 per cento.

Il perché è chiaro: basta fare un giro nella blogosfera dei “presidi 2.0 aziendali” per capire come, ad oggi, siano ancora in pochi ad aver capito che il corporate blog non è l’ennesimo raccoglitore di comunicati stampa.

Le ragioni dietro questo risultato avvilente sono varie: scarsa comprensione della blogosfera e delle sue dinamiche; tendenza ad applicare metodi vecchi o semplicemente inadatti alla nuova comunicazione online; impreparazione di coloro che, nell’azienda, spesso si vedono improvvisamente passare la “patata bollente” del corporate blog; semplice arroganza.

La soluzione? E’ complessa e articolata e di certo passa dall’includere il blog in una strategia di comunicazione esterna di ampio respiro, oltre che mirata al mondo dei nuovi media.

Serve investire denaro, destinare risorse umane valide e smetterla una volta per tutte di pensare che fare una cosa in rete significhi ancora poter “arruffare” spendendo quattro soldi.

Nel caso non ve ne foste accorti, siamo quasi nel 2009.

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Corporate blogging, dieci cose assolutamente da non fare

Generalmente sono solito scrivere brevi “How to’s” nei quali cerco di sintetizzare consigli su come gestire l’approccio aziendale alla comunicazione online nell’era del web 2.0. Oggi provo invece a trattare il problema dal verso opposto, elencando almeno dieci errori assolutamente da non fare quando ci si cimenta in corporate blogging e affini.

1) Aprire un blog senza avere prima individuato gli interlocutori principali della blogosfera e senza averli letti con attenzione – Nella Rete così come in ogni altro contesto, prima di scrivere sarebbe cosa buona e giusta leggere molto, anzi moltissimo. Nel caso specifico, lo sforzo stesso di comprendere chi valga la pena leggere, quali sono cioè i veri interlocutori dell’azienda nel mare magnum di voci che abitano la rete, è compito non banale ed assai educativo.

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Sette consigli per un buon corporate blogging

Facendo due conti, in quattro anni ho scritto circa 3mila post, molti dei quali intorno all’argomento corporate blogging. Un archivio ricco e vasto ha principalmente due caratteristiche:

The good one: è un’enorme risorsa di spunti, notizie e riflessioni.
The bad one: spunti, notizie e riflessioni sono molto diluite e difficilmente fruibili, specie per chi approccia il blog per la prima volta.

Da qui l’idea di cominciare a scrivere con una certa regolarità “how to” e set di “Consigli” per riepilogare, e rendere quindi nuovamente disponibile, il frutto della mia conversazione con voi, on e offline:

Sette consigli per un buon corporate blogging

1) Non precipitate le decisioni – Avete aspettato tanto prima di decidervi a scendere nell’arena della blogosfera: attendere qualche minuto in più non farà una gran differenza. Prima di muovere un passo, assicuratevi invece di comprendere bene la portata e le implicazioni del vostro progetto di corporate blogging. Cercate di capire se avete “in casa” le risorse e le competenze necessarie a portare l’impresa a compimento con successo. Nell’incertezza, chiedete consiglio a chi tra i vostri colleghi ha fatto “il salto della barricata” o, meglio ancora, a un esperto del settore.

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How to: come gestire una “blog crisis”

Marketing Vox pubblica un interessante “How to” nel quale si spiega come gestire una “Blog Crisis”, ovvero l’emergenza che si scatena quando un blogger pubblica un commento negativo sulla vostra azienda ed esso viene rapidamente rilanciato e diffuso dal passaparola della blogosfera.

Lungi dal consigliare minacce e azioni legali, si parte invece correttamente sottolineando la necessità di rispondere “in tempo reale” al commento negativo, entrando senza esitazioni nella conversazione prima che questa prenda il volo senza di voi.

Come fare? Ecco 5 “tips” (che ho integrato con alcune osservazioni e ampliato con altri tre “consigli”) su come agire per evitare l’altrimenti inevitabile disfatta:

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