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Zero follower on Twitter

UPDATE: il problema sembra essere stato risolto e Oprah ha recuperato i suoi  4,329,768 follower.

Qualcosa non va in casa Twitter: indipendentemente dal numero di follower e following registrati dal vostro account, ora dovreste trovare un bello zero per entrambi i parametri.

Se può consolarvi, succede anche a Oprah.

Il futuro visto attraverso Twitter

Predire il futuro usando Twitter. Non solo una prospettiva affascinante, ma anche e soprattutto una realtà divenuta tangibile grazie alla recente sperimentazione condotta dal Social Computing Lab di HP a Palo Alto. Un gruppo di ricercatori ha infatti mostrato come sia possibile prevedere con buona accuratezza l’andamento di un film al box office semplicemente monitorando Twitter e, più precisamente, il rate con cui una pellicola viene menzionata dai suoi milioni di user. Previsione che aumenta notevolmente in precisione se poi all’analisi quantitativa si aggiunge una valutazione del “sentiment” di ogni singolo tweet.

L’esperimento realizzato dai ricercatori del Social Computing Lab ricorda in qualche modo quanto viene già fatto con cosiddetti “mercati predittivi” e in particolare con l’Hollywood Stock Exchange, nato appunto per prevedere l’andamento al box office degli ultimi titoli hollywoodiani. Come spiegava qualche tempo fa Davide Bennato in occasione del secondo Romecamp, i predictive markets “sono una tecnica che sfrutta una serie di applicazioni Internet progettate per sfruttare l’intelligenza collettiva degli internauti al fine prevedere il futuro di alcuni eventi”.

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Google Buzz e la privacy degli utenti

Google Buzz è tra noi. La risposta di Mountain View a servizi di successo come Twitter, Friendfeed e Facebook si è materializzata magicamente direttamente nella e-mail, anzi nella Gmail di centinaia di milioni di utenti nel mondo.

In molti hanno apprezzato o, quantomeno, appreso con curiosità la notizia e ora sono lì che esplorano il nuovo servizio, mentre si domandano se e come possa tornare loro utile. C’è invece chi, come ad esempio Dave Winer, ne ha vissuto il lancio come un’invasione armata della propria privacy e si è letteralmente infuriato. O come Nicholas Carlson, editor di Paidcontent.org, che mette in evidenza i rischi per la privacy derivanti dall’uso del nuovo servizio, che crea automaticamente liste di persone da seguire scegliendo tra gli indirizzi mail più usati e poi le rende pubbliche, rivelando di fatto al mondo con chi l’utente si scrive più spesso. Con tutte le implicazioni del caso.

Certo, gli ingegneri di Google hanno predisposto tutti gli strumenti necessari per tutelare la propria privacy, consentendo a chiunque di accedere alle impostazioni e fare le proprie scelte.

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Schwartz si dimette. Con un tweet

Jonathan Schwartz si dimette dal ruolo di CEO di Sun Microsystem e lo fa da par suo.

Dopo essere stato a mio avviso il miglior esempio di CEO blogger in assoluto, Schwartz ha infatti detto addio alla sua azienda semplicemente postando le sue dimissioni su Twitter.

Alla faccia di chi sostiene che non si può dire nulla di significativo in soli centoquaranta caratteri.

Ecco lo screenshot:

schwartz last tweet as Ceo

Il blog? Roba da vecchi

Sempre meno teenager e giovani americani dedicano tempo e impegno al blogging. Lo rivela uno studio di Pew Internet and American Life Project, intitolato “Social Media and Young Adults“, secondo cui solo il 14 per cento dei teenager statunitensi ha ammesso di aver “bloggato” nel 2009, contro il 28 per cento del 2006. Allo stesso modo, la percentuale di giovanissimi che lasciano commenti sui blog è scesa dal 76 per cento di tre anni fa all’attuale 54 per cento, mentre netta è anche la diminuzione dei blogger tra i giovani di età compresa tra 19 e 29 anni, scesa dal 24 per cento del 2007 al 15 per cento del 2009.

Nel rapporto si legge:

Two Pew Internet Project surveys of teens and adults reveal a decline in blogging among teens and young adults and a modest rise among adults 30 and older. Even as blogging declines among those under 30, wireless connectivity continues to rise in this age group, as does social network use.

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Francia, cinque giornalisti racconteranno il mondo visto solo attraverso Facebook e Twitter

Segregati in una fattoria francese come fossero protagonisti del Grande Fratello, per cinque giorni cinque giornalisti non avranno altro contatto con il mondo se non Twitter e Facebook.

Le due piattaforme, che insieme contano circa 400 milioni di utenti, saranno per loro le uniche fonti alle quali attingere per scovare le notizie, selezionarle, verificarle e scrivere il pezzo quotidiano. Sono banditi giornali, televisione, radio e anche cellulari, né sarà loro possibile navigare il web fuori da Facebook e Twitter. Come se non bastasse, ogni giorno i cinque professionisti dell’informazione provenienti da Belgio, Canada, Francia e Svizzera dovranno inviare un servizio ciascuno alle radio per cui lavorano.

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Quando Twitter entra in redazione

Lo scorso marzo Ruth Barnett, multimedia producer del sito Sky News, veniva nominata “Twitter correspondant” e incaricata di presidiare la piattaforma di micro-blogging a caccia di notizie e spunti utili al lavoro dei suoi colleghi.

Oggi l’esperienza maturata in quell’esperimento si riversa nel lavoro di tutti i membri della redazione: come ha da poco annunciato Julian March, executive producer di Sky News Online, entro breve ogni giornalista in forze al sito avrà installato sul proprio computer un client per Twitter (nello specifico, Tweetdeck) e potrà quindi monitorare di persona l’enorme quantità di messaggi che milioni di utenti si scambiano ogni giorno.

Una piccola rivoluzione che la stessa March descrive brevemente così:

“The big change for us in 2010 is evolving how social media plays a role in our journalism. We no longer ghettoise it to one person, but are in the process of embedding throughout the whole team”.

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Twitter, i social network e il trionfo dell’umanità

Dalle pagine del Times Online, Biz Stone, co-fondatore di Twitter, riflette sul ruolo di megafono della protesta svolto dalla piattaforma di micro-blogging durante le elezioni in Iran e, più in generale, su cosa sia veramente Twitter e perché sia così importante per le persone che lo usano:

My co-founder Evan Williams and I have spent the past 10 years developing large systems that allow people to express themselves and communicate openly. We are united in our belief that software has the ability to augment humanity in productive and meaningful ways. […] For us, it has been a year during which we realised that no matter how sophisticated the algorithms get, no matter how many machines we add to the network, our work is not about the triumph of technology, it is about the triumph of humanity.

Many people have assumed that Twitter is just another social network, some kind of micro-blogging service, or both. It can be these things but primarily Twitter serves as a real-time information network powered by people around the world discovering what’s happening and sharing the news. The Iranian election was the most discussed issue on Twitter in the final year of a decade defined by advancements in information access.

Risorse:

– Times Online: “Why we can never rest: a year in the life of Twitter

Le “Gangs of New York” si sfidano via Twitter

Se è pur vero che Twitter è il moderno Walter Cronkite e che, più in generale, i social network consentono oggi una circolazione di dati e informazioni inimmaginabile anche solo cinque anni fa, altrettanto vero è che non tutti i messaggi scambiati possono essere definiti “costruttivi”.

Dall’America, e più precisamente da New York, arriva la notizia che a usare servizi come Twitter o Myspace non sono solo quei “cittadini digitali” desiderosi di prendere parte alla “grande conversazione” in atto, ma anche i membri delle violente gang in guerra sul territorio della città.

Si è insomma scoperto che uno strumento di comunicazione come Twitter può essere usato anche per provocare, minacciare e invitare a battersi e il proprio avversario. Se poi lo scontro avviene, c’è chi addirittura twitta per vantarsi dell’eventuale vittoria.

La violenza e il disagio sociale raccontati 140 caratteri alla volta

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Twitter è il moderno Walter Cronkite

MG Siegler su Techcrunch:

Mi rendo conto del fatto che ci sono molte persone che giudicano Twitter una cosa stupida che di certo non può valere un miliardo di dollari. Proviamo però a fare un passo indietro e a mettere le cose in un altro modo: per quel che può valere, quando io uso la parola “Twitter”, le do lo stesso significato che ha per il mio collega Steve Gillomor: non mi riferisco a un brand, perché per me significa “realtime web”.

Non importa che metodo usiamo per disseminare l’informazione, quel che conta davvero è che questa disseminazione è in corso.

E questo è il futuro.

Ciò detto, è inutile negare che al momento Twitter – lo strumento – è il canale migliore per consumare le notizie in questo nuovo modo. E’ il Walter Cronkite dell’informazione in tempo reale. E quando il prossimo grande evento avrà luogo, un numero crescente di noi sceglierà di accendere il computer (invece che la tv n.d.r.) per scoprire cosa sta accadendo. Così come saranno ancora di più in occasione dell’evento successivo.

Perché è cosi che va il mondo.

(Link)