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Let the “empowered” employees save your business

When Josh Bernoff wrote “Groundswell” together with Charlene Li, he brought to light a “spontaneous movement of people using online tools to connect, take charge of their experience, and get what they need – information, support, ideas, products, and bargaining power – from each other”.

Those people are the new “Empowered” users the company have now to deal with. But how? Where the traditional means of corporate pr are due to fail, there the answer is letting the employees embracing the social technologies and use them to reach out and solve customers’ problems.

The time has come, once and for all, to “transform your company through the employees called HEROes (highly empowered and resourceful operatives)”. A new, giant leap ahead well described by Bernoff and his co-author Ted Schadler in a new book entitled “Empowered“, where they give account of 25 case studies an dozens of examples.

I met Josh and Ted during the O’Reilly Web2.0 expo in New York and asked them a couple of questions. You can listen to their answers in the following two podcasts.

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Elspeth Rountree explains what a meme is

Elspeth_rountree_alessio_jaconaIt’s the end of september and the Web2.0 Expo 2010 is taking place in a rainy New York city. I had the chance to chat with Elspeth Rountree, who is senior producer, host, and co-creator of both Rocketboom Tech and Know Your Meme series.

In a four minute interview she brilliantly explains what memes are and how they “have gone from inside joke to marketing gimmick to worldwide cultural phenomena”.

enjoy

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Foto: Luca Sartoni (original version here)

Il New York Times farà pagare i contenuti online

Settembre 2007: con una mossa che coglie tutti di sopresa, il New York Times apre gratuitamente al pubblico i suoi archivi storici online. Un enorme tesoro di informazioni esce dal recinto dei contenuti a pagamento, dove fruttava al giornale circa 10 milioni di dollari all’anno. Denaro che il management della testata conta di recuperare grazie all’advertising online.

Gennaio 2010: voci insistenti e autorevoli danno il NYT sul punto di mettere a pagamento tutti i suoi contenuti online. Il modello è quello del Wall Street Journal, dove la testata consente all’utente di navigare gratis alcuni articoli per poi bloccarlo e proporgli di abbonarsi.

Nella distanza siderale che separa queste notizie, la misura dell’impatto devastante che la crisi economica planetaria sommata al radicale mutamento nelle abitudini dei lettori (sempre più connessi in rete) hanno avuto (e stanno avendo) sull’intero sistema della stampa tradizionale.

Stampa che non vede quasi passare giorno senza che qualcuno ne annunci la fine predestinata: ultimo in ordine di tempo è stato Alan Mutter, secondo il quale “nel 2025 la popolazione dei lettori di quotidiani in Usa sarà inferiore di un terzo e fra 30 anni si ridurrà del 50%”.

Risorse:

– Alan Mutter: How long can print newspapers last? (Parte 1; Parte 2)

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Le “Gangs of New York” si sfidano via Twitter

Se è pur vero che Twitter è il moderno Walter Cronkite e che, più in generale, i social network consentono oggi una circolazione di dati e informazioni inimmaginabile anche solo cinque anni fa, altrettanto vero è che non tutti i messaggi scambiati possono essere definiti “costruttivi”.

Dall’America, e più precisamente da New York, arriva la notizia che a usare servizi come Twitter o Myspace non sono solo quei “cittadini digitali” desiderosi di prendere parte alla “grande conversazione” in atto, ma anche i membri delle violente gang in guerra sul territorio della città.

Si è insomma scoperto che uno strumento di comunicazione come Twitter può essere usato anche per provocare, minacciare e invitare a battersi e il proprio avversario. Se poi lo scontro avviene, c’è chi addirittura twitta per vantarsi dell’eventuale vittoria.

La violenza e il disagio sociale raccontati 140 caratteri alla volta

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I social network, croce e delizia del Pentagono

Tre mesi fa, in preda ad un attacco di pura follia, il direttore del Military Office della Casa Bianca, Louis Caldera, autorizzava un volo che gli sarebbe costato il posto. L’aereo presidenziale Air Force One, scortato da due F-16, veniva inviato a New York per essere fotografato mentre sorvola allegramente la Statua della Libertà (guarda il video).

I cittadini non erano stati avvertiti: scoppia il panico, figlio del ricordo ancora fresco e dolente dell’attentato alle torri gemelle.

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